Abbiamo sognato con loro, gioiendo ad ogni vittoria. Ma abbiamo anche sofferto con loro, riscoprendoci bambini. Perchè quando si mette di mezzo, il fato sa regalare storie incredibili. Oggi la favola “Leicester” ha conosciuto il suo lieto fine. Sotto di due gol, il Chelsea, a dispetto di una classifica a cui aveva ormai ben poco da chiedere, ha tirato fuori gli artigli, infliggendo due colpi letali ad un Tottenham che nell’anno delle foxes ha saputo assolvere alla grande al ruolo di antagonista.
E’ stato il nostro nemico per un girone intero, ma a “missione compiuta” ringraziamo gli dei del football per aver messo sulla strada per il titolo gli Spurs di Pochettino. Onore ai vinti, ma la copertina di questa Premier spetta di diritto alla classe operaia, a quella che nel mondo governato dallo sporco dio denaro, si riscopre per una volta padrona dell’Inghilterra. Il lavoro paga, signori, e non sempre a vincere sono i più forti.
Abbiamo letto di storie inverosimili, come quelle di Vardy e Mahrez, ed apprezzato le gesta di autentiche icone del mondo foxes: dal capitano Wes Morgan a Danny Drinkwater, passando per il buon Kasper Schmeichel, per troppo tempo oppresso dall’eredità lasciata dal più celebre padre Peter. Dopo l’impresa a tinte blu, però, sorge spontanea una domanda: come può adesso il figlio godere in minor grado della gloria dell’ex portiere del Manchester United?
Sul trono d’Inghilterra, da questa notte, c’è un italiano. Ne abbiamo sentite tante sul suo conto prima di questa impresa e lui, tra lo scetticismo generale, ha lavorato con intelligenza e acume tattico. Il suo (o meglio, il nostro) Italian job ha trionfato anche nella terra dei padri del football, restituendoci emozioni che il calcio moderno ci aveva sottratto. Claudio Ranieri ha conquistato tutti, merito anche della sua straordinaria umiltà . L’eterno secondo, per una volta, ha chiuso primo e lo ha fatto con la squadra meno quotata, bruciando tappe di progetti studiati a tavolino e squadre costruite su giocatori con stipendi faraonici.
Da queste parti lo ricordiamo però per i trascorsi con addosso il giallorosso del Catanzaro, dal ’74 all’82’, e per avere “salvato” la Reggina, sull’orlo del fallimento, consigliando a Cecchi Gori l’acquisto di Campolo, Tedesco e Di Sole proprio quando correva l’anno 1993 e Ranieri siedeva sulla panchina della Fiorentina.
Vincite e rivincite, the Tinkerman, così ribattezzato dalla stampa inglese nella parentesi al Chelsea per l’incertezza nella formazione da mandare in campo, ha adesso convertito le critiche in elogi, abbandonando i nomignoli e i pregiudizi che per anni si è portato addosso come etichette. Oggi, per dirla in un inglese italianizzato e con buona pace di Giovanni Trapattoni, “THE CAT IS IN THE SACK”. Thanks for all Claudio!
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