Duecentosedici presenze, sette campionati di fila in serie C, sesto calciatore di tutti i tempi per quanto riguarda le presenze. Anche Giancarlo Olivotto, difensore della Reggina dal 1975 al 1982, rientra in quella ristretta cerchia di uomini prima e calciatori dopo, che in riva allo Stretto non vengono considerati semplici ex, ma autentiche leggende amaranto.
Olivotto, che a maggio compirà 61 anni, dopo aver allenato per tre anni nel campionato di Promozione ha detto addio a quello che per anni è stato il suo mondo, ed oggi lavora come rappresentante di una nota azienda di surgelati. Il suo amarcord e le sue emozioni, sono andati in scena su Touring, per l’odierna puntata di Tutti Figli di Pianca. “Sono stati sette anni indimenticabili-dichiara-, non solo per me ma anche per mia moglie, che dopo qualche tempo mi raggiunse nella vostra splendida città . Il calore dei reggini, l’importanza della maglia amaranto, l’atmosfera magica che si respirava al Comunale: credo che Reggio Calabria e la Reggina siano impossibile da dimenticare non solo per il sottoscritto, ma per qualsiasi altro calciatore che sia passato dalle vostre parti, specie in quei periodi“.
Un calcio pieno di emozioni e colori, che ancora oggi viene ricordato con inguaribile nostalgia. Olivotto prova a spiegarne i segreti, che poi così segreti non sono. “Negli anni- prosegue- il calcio è stato riempito di soldi, di cifre spropositate, di interessi. Così facendo se ne sono smarriti i valori, gli ideali, ed i calciatori oggi pensano solo al guadagno, dimenticandosi che per prima cosa dovrebbero pensare alla città che rappresentano. All’epoca le cifre che guadagnavi ti consentivano di mantenere una vita dignitosa, ma dovete credermi, questo veniva in secondo piano. Non giocavi per il contratto, non giocavi per te stesso, giocavi solo ed esclusivamente per la tua gente, per dare gioia a chi ti guardava, per far sentire fiero ed orgoglioso chi veniva al Comunale. Forse è per questo che, pur militando in serie C, ogni domenica a sostenerci c’erano tra i dieci ed i quindicimila spettatori. Anche tecnicamente, oggi si è perso molto: si pensa alla velocità alla forza fisica. Negli anni ’70-80′ invece, qualità e fantasia erano al primo posto“.
I ricordi riaffiorano continuamente, fino a lasciare spazio all’unico rimpianto. “Da Battista Missiroli ad Elvy Pianca, ho avuto tantissimi compagni che mi hanno lasciato qualcosa prima di tutto sul piano umano. A tal proposito, se riusciste a recuperarmi i loro numeri, in modo da contattarli, ne sarei felice. Catania, Bari, Paganese: ricordo tantissime partite, che spesso e volentieri si trasformavano in autentiche battaglie. Il vero rammarico, ovviamente, è quello di non essere riusciti a regalare la promozione in B alla nostra meravigliosa gente. Adesso vedo i colori amaranto addirittura in serie D, ma spero che le cose cambino in fretta, perchè Reggio non può stare nel calcio dilettantistico”.
Infine, una promessa. “Mi piacerebbe tornare a Reggio un giorno di questi, e credo proprio che lo farò. Il lungomare già all’epoca era fantastico, mi dicono che è diventato ancora più bello. Vi prometto che appena scendo giù passo a trovarvi…”. Ciao leggenda, arriverderci a presto.
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