L’avventura a Reggio Calabria non è andata come se l’immaginava: è questo ciò che trasuda dall’intervista rilasciata da Emil Hallfredsson alla Gazzetta dello Sport. Il centrocampista islandese, che con la sua nazionale prenderà parte ai prossimi campionati europei, ripercorre la sua carriera e torna anche sul biennio in riva allo Stretto quando gli amaranto lo prelevarono dal Lyn Oslo e lo fecero debuttare in Serie A.
Furono 37 le presenze totali, due i gol firmati entrambi nella seconda stagione ma fu la prima ad esser di gran lunga migliore per quanto riguarda il suo rendimento. “Sono due i momenti negativi della mia carriera. Il primo quando perdemmo gli spareggi con la Croazia per andare al Mondiale. Ma fu brutto anche vivere la seconda stagione con la Reggina, cambiavano tanti allenatori e non mi facevano mai giocare”, confida Hallfredsson alla rosea.
Ma le scelte tecniche non furono in cima ai disagi da lui accusati. Le condizioni climatiche dell’assolata Reggio lo spiazzarono totalmente. “La mia esperienza in Calabria non fu positiva per un insieme di cose. Innanzitutto il sole. Non avevo mai giocato fuori dall’Islanda e da noi in estate al massimo ci sono 20 gradi. In Calabria si andava in campo anche con 40 e mi venivano i colpi di sole, diventavo tutto rosso e qualche volta mi sentivo male”.
Il caldo, ma anche disagi legati – spiega Hallfredsson, alla mentalità . “Se le cose calcisticamente fossero andate bene adesso avrei un ricordo migliore, però anche per la mentalità non ero a mio agio, tant’è che ad un certo punto dissi al mio agente: ‘Via da questo Paese, magari andiamo anche in Serie B però qui non ci voglio più stare’. E così passai al Burnsley, nella Seconda serie inglese, ma non fu una buona idea”.
Dopo una sola stagione in Inghilterra, l’islandese approda in Lega Pro, in Veneto. “Tornai e andai a Verona, scoprendo – è la versione di Hallfredsson – un’altra realtà , un’altra Italia”.
Contento lui…
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