Non si placa l’onda seguita al sequestro del Centro Sportivo S.Agata e, anzi, appare destinata a propagarsi ulteriormente e potrebbe coinvolgere più dei due soggetti attualmente indagati, vale a dire lo storico patron amaranto Lillo Foti e l’ad della Reggina Calcio Giuseppe Ranieri.
Il collega Tiziano, per la Gazzetta del Sud, fa emergere nuovi particolari dagli atti con i quali i magistrati hanno motivato il sequestro preventivo della struttura di via delle industrie e puntano, anche con alcuni passaggi molto forti, il dito nei confronti delle Amministrazioni che si sono succedute negli anni.
“Incredibili”, così vengono definite le violazioni commesse dalla Reggina Calcio e qualificate dal medesimo aggettivo le, “connivenze godute presso le Amministrazioni pubbliche, nessuna esclusa”, definendo, “degno di censura il ruolo dei tecnici del Comune di Reggio, ufficio urbanistica sezione vigilanza”.
La concessione sul S.Agata è datata 1992, “numerosi i reati accertati e ormai estinti per prescrizione che non verranno trattati in questa sede”, ma il quadro resta comunque assai ampio. “All’epoca della concessione venivano fissate delle prescrizioni, poi radicalmente violate evidentemente nella sicurezza dell’impunità della quale i responsabili della Reggina avrebbero poi goduto anche in ragione delle inaccettabili inerzie delle amministrazioni competenti”.
Viene imputata la realizzazione in muratura, e non in prefabbricato, delle uniche due costruzioni concesse. Prive di qualsiasi autorizzazione – nella ricostruzione della magistratura – tutte le altre. Non solo, le due strutture oggetto della concessione hanno avuto una destinazione diversa da quella prevista. Quella che è attualmente la sede sociale sarebbe dovuta essere un magazzino per servizi di spogliatoio.
Al tal proposito, viene nuovamente puntato il dito contro gli amministratori locali. “Comune non ha mai disposto la demolizione come prevedevano tutte le normative in merito”, e con i due sopralluoghi effettuati dai tecnici comunali (nel 2009 e nel 2011) che vengono definiti, “grotteschi”. In quelle occasioni, riportano i magistrati, “si limitavano ad annotare la presenza dei fabbricati senza segnalare che gli stessi erano stati realizzati in palese violazione con le prescrizioni previste dalla concessione stessa”.
Il caso S.Agata, insomma, è destinato ancora e per lungo tempo a far discutere.
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