“Rischio idreologico di esondazione del torrente limitrofo“. Dovrebbe essere questa (il condizionale è d’obbligo, visto il comprensibile “no comment” degli inquirenti presenti al centro sportivo questa mattina) la motivazione che ha portato al sequestro dei locali edificati all’interno del Centro Sportivo Sant’Agata, nonchè del campo da gioco nr. 6. Si tratterebbe di un “R4”, ovvero il rischio massimo nelle tabelle di esondazione, così come classificato dall’ Autorità di bacino della Regione Calabria.
In buona sostanza, affinchè la struttura sia utilizzabile, gli enti preposti devono provvedere alle opere necessarie per garantire la sicurezza della struttura stessa. E qui, subentra un altro punto da chiarire nelle prossime ore. Stando a quanto filtra, infatti, i lavori (che non riguardano l’interno della struttura, ma bensì il torrente Sant’Agata), sarebbero stati “regolarmente eseguiti in grandissima parte dal Comune”, ma non comunicati a suo tempo all’Autorità di bacino della Regione.
In mancanza di tale notifica, l’area resta formalmente “R4” e non “R2” come sarebbe a seguito delle opere in oggetto, dunque ancora considerata a massimo rischio.
Arrivati a questo punto, qualora la motivazione del sequestro (QUI LE FOTO DI TUTTE LE STRUTTURE SEQUESTRATE) venisse confermata, sorge spontaneo chiedersi cosa accadrebbe nel caso di una comunicazione “postuma” sull’avvenuta esecuzione dei lavori e quali conseguenze la stessa avrebbe concretamente.
Resta da capire inoltre, e non è un dettaglio di poco conto, se la predetta problematica sia parte o la totalità delle ragioni che stanno alla base del provvedimento.
Nel frattempo, è confermato che i campi numero 1, 2, 3, 4 e 5 sono accessibili e dunque potrebbero esser utilizzabili. Tuttavia, non potendo garantire alcun servizio sanitario, la Reggina Calcio ha ovviamente sospeso le attività fino a data da destinarsi.
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