Un riconoscimento a chi esalta lo spettacolo del calcio dilettantistico. Settimanalmente ReggioNelPallone.it – giornale sportivo online più letto in Calabria – premia i due migliori calciatori nell’ambito del calcio dilettantistico reggino. Premio destinato a chi con un gol, una prestazione eccezionale o un gesto meritorio si è distinto nel weekend calcistico.
IL CALCIATORE DELLA SETTIMANA (SERIE D – ECCELLENZA – PROMOZIONE) E’ ROBERTO NICOLAZZO
Due vittorie consecutive hanno rilanciato con prepotenza le chance di poter raggiungere una tranquilla salvezza per il San Giuseppe. Dopo l’exploit della passata stagione e una rivoluzione estiva nell’organico, le difficoltà iniziali degli arancioverdi non lasciavano presagire un roseo cammino in questo campionato; ma una volta trovata la quadratura del cerchio, nonostante una costante emergenza negli uomini, la formazione di mister Barillà ha saputo tirarsi fuori con merito dai bassifondi della classifica, e con 8 punti di vantaggio sulla quartultima e ben 12 sulla penultima (vantando anche una gara in meno rispetto a queste), essere fiduciosi sull’esito finale della stagione non è un’utopia. Uno dei problemi riscontrati nel girone di andata dal San Giuseppe era la scarsa prolificità realizzativa; per tentare di sopperire a questa lacuna, nel mercato di dicembre è tornato ad indossare la maglia arancioverde Roberto Nicolazzo, da diversi anni tra i protagonisti di questo club, ma che aveva lasciato la squadra, insieme a tanti altri compagni, la scorsa estate, approdando alla Serrese; parentesi di breve durata nel club vibonese: con il suo ritorno al San Giuseppe, ha contribuito a racimolare punti preziosi in questo avvio del girone di ritorno; tre sono stati i gol messi a segno sabato scorso contro il Guardavalle, a coronamento di una prestazione sontuosa da autentico leader, e altrettanti i punti incassati dalla sua squadra in un fondamentale scontro diretto. Roberto Nicolazzo è il calciatore della settimana di RNP.
Due vittorie consecutive che fanno morale e classifica: cosa cambia ora nel cammino del San Giuseppe?
Queste vittorie aiutano il gruppo a stare più sereno, contribuiscono a migliorare il nostro morale e a credere maggiormente in noi stessi. I punti ottenuti ci consentono di giocare con più tranquillità adesso, senza l’assillo e la tensione di dover fare risultato ad ogni costo, ed è un enorme vantaggio psicologico. Possiamo respirare un po’ ma senza allentare la concentrazione: sabato abbiamo il derby contro l’Aurora, è una partita sentita e cercheremo di proseguire la nostra striscia positiva.
Il tuo ritorno a ‘casa’ nel mese di dicembre: una scelta di cuore o professionale?
Direi entrambe: ho 33 anni e viaggiare così tanto per allenamenti e partite non era proprio il massimo; ho accettato volentieri di tornare al San Giuseppe per cercare di dare una mano per salvare la squadra. Dopo cinque stagioni qui, mi sento davvero come fossi a casa mia, questa casacca mi appartiene.
Hai vissuto il fantastico primo anno del San Giuseppe in Promozione e adesso stai vivendo quest’altra esperienza, un po’ più complicata: quali differenze hai riscontrato tra le due stagioni e quali le cause secondo te?
Lo scorso anno è stato speciale, abbiamo viaggiato sulle ali dell’entusiasmo con una squadra in gran parte riconfermata dopo il salto di categoria. Quest’estate invece è avvenuta una rivoluzione e ben pochi sono rimasti; quasi tutto il gruppo era nuovo, e si sa che serve sempre del tempo per creare compattezza. Lo scorso anno inoltre, la squadra possedeva grande esperienza, perché era composta da tanti calciatori che conoscevano già la categoria, cosa che invece non era inizialmente in questa stagione, e l’impatto dell’esordio ha portato ad una falsa partenza. Sono arrivato a dicembre e ho trovato un gruppo forte, che forse ancora non crede a sufficienza nelle proprie capacità ; la squadra qualitativamente c’è, dobbiamo solo crescere ancora e raggiungeremo tranquillamente la salvezza.
La carriera di Nicolazzo, veterano del calcio reggino: quali sono i ricordi più belli della tua carriera?
Senza tener conto di queste cinque stagioni al San Giuseppe, sicuramente i ricordi più belli sono legati ai miei dieci anni ad Archi. Sono anni indimenticabili, in cui ho vissuto forti emozioni e ottenuto grandi soddisfazioni; il fatto di averle potute vivere quando ero molto giovane, contribuisce forse a rendere più vividi ed esaltanti questi ricordi.
C’è stato un compagno di squadra con cui sei rimasto particolarmente legato, con cui hai instaurato un rapporto di amicizia anche fuori dal campo?
Dei dieci anni di Archi posso dire che sono rimasto amico con tutti. Spesso incontro vecchi compagni, ci salutiamo e scambiamo quattro chiacchiere come se il tempo si fosse fermato ad allora; con molti di loro ho potuto anche incrociarmi sul terreno di gioco. Ad esempio sono molto amico con Francesco D’Andrea, il quale milita ancora nell’Archi in Seconda Categoria; ci vediamo molto spesso, soprattutto quando ci alleniamo: entrambe le squadre, San Giuseppe e Archi, utilizzano l’impianto di Gallico e incrociarci negli spogliatoi o sfidarci in amichevole capita di continuo.
C’è un allenatore che nella tua carriera ti ha lasciato un ricordo positivo, o ha contribuito alla tua crescita, umana e sportiva?
Mi sono trovato molto bene con mister Verbaro, nelle due precedenti stagioni al San Giuseppe; è una persona che sa insegnare tanto e bene, è stato di grande aiuto per il mio ruolo. Prima di incontrare lui, avevo sempre giocato come esterno d’attacco a sinistra, e solo saltuariamente mi era capitato di giocare da prima punta, senza conoscere con precisione i miei compiti. Mister Verbaro invece mi ha insegnato ad essere punta centrale, fornendomi consigli preziosi; lo ammiro molto. Con mister Barillà non avevo mai lavorato, lo conosco solo da dicembre e devo dire che mi ha subito trasmesso belle sensazioni; è uno che ci sa fare e non lascia nulla al caso.
Parliamo di futuro: tra qualche anno, quando appenderai gli scarpini al chiodo, ti vedi come allenatore oppure sceglierai di uscire dal mondo del calcio?
Chi mi conosce bene sa che non sono un bell’esempio per i più giovani (ride). Mi capita magari di prendere un po’ sottogamba una sessione d’allenamento, impegnarmi non al massimo delle mie potenzialità , eccetto che in partita ovviamente; al momento non mi sento di poter trasmettere qualcosa a dei ragazzi, quindi non credo di avere la stoffa per fare l’allenatore. Ma per il momento non ci penso, voglio giocare ancora tanti anni finché mi sarà possibile e segnare tanti gol; chissà che poi, quando arriverà il momento di dire basta, non decida di intraprendere una strada che mi tenga ancora a contatto con questo mondo. In fondo è una cosa comune a molti: il calcio dilettantistico ti appassiona e ti entra dentro; una volta finito di giocare, allontanarsi da tutto questo è molto difficile.
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