LAMEZIA TERME – C’era la Reggina, c’era il professionismo: un anno dopo, al D’Ippolito, tutto è cambiato. La Vigor ritrova la squadra dello Stretto in un contesto totalmente ribaltato ma con due uniche costanti: la maglia amaranto ed una straordinaria tifoseria ospite, presente in diverse centinaia, capace di trascendere risultati e categorie in nome di una passione senza tempo.
Il doppio ko con Leonfortese e Cavese ha definitivamente seppellito ogni velleità del Reggio, costretto ad arrendersi ad una palese impossibilità a rincorrere la vetta. Avvertito il rischio di un crollo nelle motivazioni del gruppo l’ASD Reggio Calabria, attraverso tutti i suoi massimi protagonisti, nel corso della settimana ha lanciato un messaggio chiaro ed univoco. “Inizia per noi un nuovo campionato di 13 giornate, l’obiettivo è fare più punti di tutti”.
Cozza sceglie di affrontare questo “esordio” apportando una profonda rivisitazione negli uomini. Licastro rileva Ventrella, al fianco di De Bode c’è Cucinotti, Corso in regia in luogo di Roselli, fuori Foderaro per Zampaglione. L’intento è duplice, da una parte la speranza di “ripescare” calciatori che ritrovando la maglia da titolare possano esser spinti dalla volontà di mettersi in mostra, dall’altro risparmiare energie in vista del prossimo turno infrasettimanale.
La formula, tuttavia, specie in avvio non paga. Il fanalino di coda, la Vigor Lamezia povera economicamente dopo il disastro estivo ma ricchissima di orgoglio, impone un ritmo infernale fin dal calcio d’inizio. C’è un gol annullato a Maesano – probabilmente in posizione regolare – che aveva ribadito in rete una punizione calciata da Lavrendi. E’ un timido intervallo di un avvio di chiarissima marca biancoverde: prima e dopo deve salire in cattedra Licastro, il portiere deliese mette i guantoni su un colpo di testa di Spanò diretto all’incrocio, poi con un disperato intervento di piede sul tap-in di Fioretti, spedisce sul palo.
Non potrà nulla quando Priorelli, indemoniato, sfuggirà alla pressione avversaria e disegnerà una traiettoria perfetta per l’inzuccata di Spanò che, questa volta. regala il vantaggio ai biancoverdi. La sentenza è che la Vigor è di gran lunga più in partita dell’ASD Reggio. Crediamo che termini quali atteggiamento, approccio, siano terribilmente inflazionati ma tornino invece utili per esprimere i motivi della superiorità degli uomini di casa. Non basta il blasone, non basta una maglia amaranto con il suo carico di storia, non bastano degli ultras capaci di farti giocare in casa perfino al D’Ippolito: manca la verve necessaria per reggere il ritmo di un avversario umile e carico.
In soccorso dell’ASD Reggio arriva la prima, vera trama di gioco allestita a pochi istanti dall’intervallo. Sfonda a sinistra Carrozza, cross teso sul quale interviene Zampaglione che appoggia per Lavrendi che arriva a rimorchio e appoggia sul secondo palo, lì dove Pietro Marino non può arrivare. Il pari, bisogna essere onesti, sta largo agli amaranto.
Se l’augurio sembrava poter essere che il gol prima dell’intervallo potesse scuotere il Reggio così non è. Si sbilanciano in avanti gli uomini di Cozza a caccia dell’unico risultato possibile, la vittoria, ma si fanno trovare impreparati su due ripartenze lametine che non vanno a segno per l’imprecisa rifinitura degli uomini di casa. Non basta. Priorelli, sempre lui, scappa sulla corsia esterna e trova Fioretti a centro area, piatto mancino che bacia il palo così come la sorte fa altrettanto con l’ASD Reggio.
Il ritmo cala, dovrebbe venir fuori la qualità ma questa non è la giornata degli amaranto. Non c’è una singola occasione nell’intera ripresa, solo il nervosismo che porta alle espulsioni di Manganaro, di Zampaglione (francamente misteriosa) e di Roselli nei minuti di recupero. Nessun rimpianto, il risultato è il massimo che l’ASD Reggio potesse ottenere quest’oggi: un punto, sul campo dell’ultima in classifica.
Troppo poco per legittimare le ambizioni, troppo poco per dimostrare di aver messo alle spalle la delusione per il doppio ko che ha archiviato i propositi di rimonta, troppo poco per onorare gli straordinari ultras che li hanno sostenuti per 90′. E’ ancora notte fonda e l’alba appare lontana.
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