La Viola finisce la benzina troppo presto (siamo arrivati sani e salvi ad Agrigento,state tranquilli).
In quel di Porto Empedocle si iniziano ad intravedere segnali più che positivi da un team inespresso come il talento di Domenico Morfeo, Alvaro Recoba o Julian Ross. La sindrome di Morfeo,però, colpisce i reggini nella terza frazione dopo aver condotto le danze brillantemente e contro ogni pronostico in casa della seconda forza del torneo, l’organizzatissima Moncada Fortitudo Agrigento di Franco Ciani.
I siciliani non lasciano veramente nulla al caso: il PalaMoncada rinnovato è una bolgia, anche se, è inspiegabile costatare che l’impianto dei siciliani, protagonisti di stagioni da urlo anno dopo anno non sia ancora pieno in ogni ordine di posto: le promozioni: cara popolazione di Porto Empedocle ed Agrigento, ma cosa volete di più? Un team che è arrivato ad un passo dalla Serie A1 nella passata stagione partendo al PlayOff dall’ottavo posto che ha vinto in lungo ed in largo(la Viola ne sa qualcosa) cosa dovrebbe dimostrare alla sua gente per raccogliere fedeltà assoluta? Francamente non lo sappiamo e questa argomentazione rappresenta un mistero egizio modello Mido. In tutto questo merita una nota speciale l’allenatore Franco Ciani: è inspiegabile che un professionista del genere alleni in A2…
E la Viola? State sereni: la partenza diesel non lascia mai sola la squadra nero-arancio neanche fosse una Fiat Supermirafiori del 1984 durante il ponte festivo. I reggini partono pianissimo ed il “solito” Time Out di Gianni Benedetto a svegliare gli animi dei calabresi complice l’ingresso degli Mvp del tifo: una Massimo Rappoccio che ha più benzina che mai e non si ferma davanti a niente.
La Bermè inizia a carburare strada facendo ma quando entra a pieni giri diventa una Lamborghini da competizione: si intravede un gioco simile all’Ajax di Cruyff, al Barcellona di Guardiola, alla Muppett di Jeff Turner o alle Seven Fighters del maestro Mitamura. Rabbia, cattiveria agonistica, tenuta di gioco, tridente in attacco neanche assistessimo alla “Magica” di napoletana memoria con Maradona, Giordano e Careca a deliziare il San Paolo. Tutto bello, tutto spendido , tutto esaltante ma sarebbe ancor più bello vedere questo showtime per l’intera gara.
La Viola cede il passo un po’ per volta. Martin, americano dal nome Kelvin, s’invola neanche fosse l’Obafemi dei bei tempi: schiacciate volanti, contropiedi a raffica e tanta energia. Saccaggi, in ombra fino alla terza frazione sistema la mira neanche fosse Roberto Di Donna ed inizia a segnare qualsiasi cosa gli passi per le mani. E l’ex “Piazzino”? Gioca una partita d’ordinaria amministrazione in recupero dal brutto infortunio alla mano salutando con affetto a fine gara i suoi ex tifosi che non lo hanno mai dimenticato.
La Viola subisce il colpo della rimonta ed ha poca energia per risollevarsi. In tutto questo non dimentichiamoci di un arbitraggio che, francamente, non mi ha convinto. Magari mi sbaglierò, ma proprio nella terza frazione, il passi di Crosariol, ed il passo mancato di Saccaggi mi suonano male come un T’innamorai di Masini cantata da Peppino di Capri ed i Club Dogo.
Reggio cede il passo ma è proprio una questione musicale: ma è mai possibile che quando i reggini perdono in trasferta in Sicilia parta immediatamente dall’impianto acustico una canzone di Luciano Ligabue? Cos’ha Ligabue contro la Viola? Non è tempo per noi? Cara Viola, nel secondo quarto “Eri bellissima”… lasciatelo dire. Prima a Capo D’Orlando, ora ad Agrigento, alla Viola tocca solamente “tifare” per Vasco Rossi ed intonare un “Vado al massimo” che porti tenuta atletica duratura e tanti canestri.
E adesso? C’è il Barcellona. No, no, state tranquilli non arriva Leo Messi ma l’ultima in classifica della A2, la compagine siciliana di Maurizio Bertocci, team onesto composto in economia che ha grande voglia di sorprendere domenica 27 al PalaCalafiore.
Giovanni Mafrici
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