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IL CALCIATORE DELLA SETTIMANA: Nello Savino, quando l’umiltà è più forte del destino

IL CALCIATORE DELLA SETTIMANA: Nello Savino, quando l’umiltà è più forte del destino
Dilettanti
17/12/2015 19:37 | A cura di Consolato Cicciù
Nello Savino, attaccante del San Giuseppe, è il calciatore della settimana di RNP

Un riconoscimento a chi esalta lo spettacolo del calcio dilettantistico. Settimanalmente ReggioNelPallone.it – giornale sportivo online più letto in Calabria – premia i due migliori calciatori nell’ambito del calcio dilettantistico reggino. Premio destinato a chi con un gol, una prestazione eccezionale o un gesto meritorio si è distinto nel weekend calcistico.

IL CALCIATORE DELLA SETTIMANA (SERIE D, ECCELLENZA, PROMOZIONE) E’ NELLO SAVINO, ATTACCANTE DEL SAN GIUSEPPE

Campano di nascita ma reggino d’adozione. Questa, in sette parole, la storia di Nello Savino, attaccante molto conosciuto nel panorama dilettantistico calabrese per aver militato in tantissime squadre tra Serie D, Eccellenza e Promozione. E’ però dovuto ad un segno del destino, forse, l’arrivo in Calabria. E’ stata questa la regione che lo ha accolto dopo che appunto, il destino, gli aveva tolto qualcosa, una carriera diversa probabilmente. Ma non ha rimpianti il bomber arancioverde, che sabato è stato uno dei protagonisti di una delle rimonte recenti più belle del dilettantismo reggino. Derby San Giuseppe-Bagnarese, locali sotto 0-2 all’intervallo. Al rientro degli spogliatoi è un attimo: Savino accorcia e pareggia in una manciata di minuti, Fornello completa. E’ rimonta, in un quarto d’ora, è vittoria del derby.

Ciò che viene spontaneo domandarsi in questi casi è: cosa è successo negli spogliatoi all’intervallo?

“Non tirava un bella aria, e quest’anno è la prima volta che mi succede: ovviamente vedevo i compagni giù, con la testa bassa. Effettivamente nel primo tempo la Bagnarese aveva dominato, ci aveva messo meritatamente sotto. Noi ci siamo guardati in faccia, se dovevamo perdere questo doveva accadere quantomeno con dignità. Il mister ha cambiato modulo: io centrale con Alvaro e Nicolazzo ai lati, da lì è cambiato tutto. Con una doppietta ho rimesso in piedi la gara, poi Fornello ha completato l’opera”.

Ad inizio anno mister Barillà predicava calma, aspettando il raggiungimento di una buona condizione fisica del collettivo. Il tempo, ed i risultati, gli hanno dato ragione: il “Lo Presti” è un fortino, tanti meriti sono anche da attribuire a lui.

“Assolutamente, verissimo. Il mister studia le squadre, è molto attento. Era un ex e ci teneva a fare bene, era anche il suo compleanno; diciamo che gli abbiamo fatto un bel regalo”.

Sei conosciuto, ormai, in Calabria: tante squadre, tanti gol tra Reggio e Provincia. Da dove inizia la tua carriera?

“Ho cominciato dal settore giovanile del Granarolo Faentino, una squadra di Faenza che monitorava tanti ragazzi meridionali dandogli la possibilità di farsi notare con alcuni provini in squadre importanti. Tra i tanti ragazzi meridionali, ce n’era anche uno diventato poi famoso…”

E cioè?

“Marco Borriello, è stato anche mio compagno di squadra. E pensare che segnavo pure più di lui” (ride, ndr).

E poi? Hai iniziato in prima squadra?

“Sono passato in interregionale, nella squadra napoletana della San Giuseppese. Poi uno degli anni più belli, a Positano, in cui vinsi il campionato di Eccellenza Campana segnando 18 gol in 16 partite. Ricordo molto positivamente quella esperienza, avevo 19 anni e facevo il militare. Da lì andai al Real Marcianise, in Serie D, restandoci due anni. Ebbi la possibilità di approdare nel professionismo, in C2 al Gladiator, squadra di Santa Maria Capovetere. Feci il primo allenamento e il martedì successivo dovevo firmare…”

Successe qualcosa?

“Purtroppo due giorni prima, domenica, ebbi un incidente grave in moto, che mi costrinse a stare fermo per due anni…”

Quindi è da lì che ha inizio la tua esperienza in Calabria?

nello savino“Esattamente. Ripresomi completamente passai al BocaPellaro, poi una breve esperienza al Bagaladi ed al Sant’Eufemia, dove incontrai persone eccezionali. Successivamente tornai al Bocale in Promozione, in cui fui capocannoniere, e poi alla Nuova Gioiese. Anche lì una bella avventura: segnai 20 gol, di cui 5 in Coppa. Dopodiché Palmese, e due brevissime esperienze a Siderno e Bocale. Dopo Brancaleone passai al Gallico Catona, era il primo anno della fusione, e sembrava iniziare benissimo. Segnai tre gol nelle prime tre partite, andava tutto per il verso giusto. Poi ci furono dei cambiamenti e passai al Rizziconi”.

Ci fu la sconfitta in finale playoff?

nello savino“Infatti, è una di quelle partite che ancora non riesco a digerire. Perdemmo contro la Bagnarese, che a sua volta perse lo spareggio a Lamezia contro lo Scalea. L’anno scorso, poi, esperienza a Delianuova. Lì ho incontrato uno dei Presidenti con cui mi sono trovato veramente bene, una persona squisita che al di là del calcio merita tanto rispetto”.

E se ti dicessi “la partita che ricordi con più piacere”?

“Ti dico di un Gioiese-Isola Capo Rizzuto, non me la potrò mai dimenticare. Mi ero infortunato in allenamento, dovetti stare fuori dieci giorni. La domenica mattina il mister, che era Nocera, mi chiese se me la sentivo di provare a forzare il rientro. Io diedi la mia disponibilità e andai in panchina. La gara si avviava alla conclusione sul punteggio di 1-1. Il mister mi disse di riscaldarmi e poco dopo di entrare. Nonostante tentennassi perchè impaurito da qualche ricaduta, entrai al 91′ con quattro minuti di recupero e, qualche secondo dopo, su un cross dalla fascia arpionai il pallone in rovesciata mettendolo nel sette. Grande l’emozione, per una serie di motivi: il minuto del gol, il gesto tecnico, il fatto che tornavo da un infortunio, la paura di forzare. Insomma è nello savinouna di quelle partite che ricordo con maggior piacere. Ah, ovviamente quella di sabato non si può dimenticare” (ride, ndr).

Un ultima domanda: ci sono stati dei personaggi, allenatori o calciatori, che ti hanno aiutato tanto nel processo di crescita umana e calcistica?

Sinceramente, come tecnici, non mi va di fare nomi in particolare perchè sono stati tutti molto importanti per me. Mi dispiacerebbe mettere qualcuno sopra gli altri. Come calciatori invece ne spicca uno su tutti: Massimo Di Lorenzo. Mi piace definirlo “il signore del calcio dilettantistico”, mi ha insegnato a stare in campo, ha grande umanità.

Se un produttore cinematografico leggesse questa intervista potrebbe realmente pensare di crearne un film: una grande partenza da giovanissimo, la possibilità di dare uno slancio alla carriera con il passaggio al professionismo, frenato da un destino che ha voluto mettergli davanti altri scenari. Poi il ritorno, la rinascita dalla Calabria e i tanti gol messi a segno, come quelli che stanno consentendo al San Giuseppe di raggiungere, vedi sabato, rimonte impossibile.




Consolato Cicciù
Collaboratore di ReggioNelPallone.it

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