Di Gianpiero Versace – Quando i piccoli obiettivi diventano grandi traguardi, ricondurre il tutto alla mancanza di ambizioni è peccato di superficialità . A maggior ragione quando vengono intesi come tappe di una crescita, come punti di partenza e non di arrivo. Specie quando si sta ricostruendo dalle macerie.
Quattro risultati utili consecutivi.
Ci sono svariati modi di interpretare questo primo obiettivo raggiunto dagli amaranto. E sono tutti legittimi, sia chiaro. C’è chi dirà che è il minimo, in Serie D. C’è chi dirà che è un grande risultato, viste le premesse. C’è una verità oggettiva, quella dei numeri: erano quasi 2 anni che in riva allo Stretto non si otteneva un bottino analogo.
Segno dei tempi (la squadra più sconfitta d’Italia, ndr) e sorpasso sulla Reggina della precedente stagione che non riuscì mai “nell’impresa”; per trovare le ultime 4 gare consecutive in campionato (playout esclusi) senza ko degli amaranto bisogna risalire alle prime 4 partite del 2014 con l’accoppiata Gagliardi-Zanin. Tanto, troppo tempo.
“Continuità ”, un’indagine statistica la indicherebbe sicuramente tra le parole più pronunciate da calciatori, allenatori, addetti ai lavori di un sistema calcio che fa della banalità il proprio distintivo. “Ci manca solo un po’ di continuità ”, “adesso dobbiamo trovare continuità ”, “il nostro obiettivo è acquistare continuità ”, e via dicendo. Come se fosse un dettaglio. Come se fosse un tassello, e non il mosaico stesso.
Un grande allenatore diceva che il risultato è casuale, la prestazione no: la regolarità in un periodo relativamente lungo non può che far rima con la costanza di rendimento. Dote sulla quale puoi far affidamento soltanto se la tua forza è reale, se è tale da dimostrarti con regolarità superiore all’avversario,  o quantomeno all’altezza.
La continuità , insomma, è l’attestato inoppugnabile di forza, l’obiettivo finale.
Ampliando il periodo d’analisi, pur viziato favorevolmente dall ricorso di Rende, l’ASD Reggio Calabria sembra indirizzata verso questo traguardo: sono 20 i punti conquistati tra ottobre e novembre in 10 partite con uno score di 6 vittorie, 2 pari e 2 sconfitte. Una media da vertice, considerato che la Cavese che comanda il girone ha totalizzato 29 punti in 14 gare.
E ora? L’obiettivo – dichiarato da tecnico e calciatori – è raccogliere 7/9 punti nelle restanti 3 partite del girone di andata. Per raggiungerlo, dunque, sarà necessario portare da 4 a 7 la striscia di gare utili. Un’impresa per la quale bisogna tornare con la memoria alla stagione di Gianluca Atzori che nel 2010/2011 per due volte (tra la 5a e l’11sima di andata e poi tra la 4a e la 10a di ritorno) fece filotto.
“Filotto”, altra parola ricorrente in riva allo Stretto. Eppure, quella che appariva utopistica speranza, oggi confortata dai fatti appena elencati appare come difficile, ma possibile prospettiva.
Domenica il turno di riposo, poi Noto al Granillo, Vallo della Lucania con la Gelbison, Due Torri ancora tra le mura amiche. Questo il trittico della verità . Un’altro esame per gli amaranto che, se superato, spalancherebbe orizzonti inimmaginabili solo qualche tempo fa.
I tempi, però, non sono ancora maturi. Torneremo a parlarne, ci auguriamo, a missione compiuta. Qualora avvenisse, la partita successiva con l’Aversa costituirebbe un’occasione storica non solo per la classifica. L’ultima Reggina capace di restare imbattuta per 8 partite consecutive è immortale: Mazzarri in panchina, un gruppo di calciatori più forte dell’ingiustizia entrato nella leggenda. Era la stagione 2006/2007, quella della penalizzazione. I risultati utili consecutivi furono 8, sappiamo tutti com’è finita…
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