Potranno passare anni, ma se dentro arde ancora quel fuoco giovanile non ci si stanca mai del calcio. “Giocare per divertirsi” si predica ai bambini, peccato che gli adulti ne facciano una questione molto (ma molto) più seria. Lo svilimento dello sport più popolare al mondo, causa gesti che poco hanno a che fare con l’etica sportiva, sta allontanando sempre di più i ragazzi che in tenera età si affacciano per la prima volta al football. Questi ultimi, però, non apprezzano molto il reale significato che acquisisce nel calcio, ed in un discorso più ampio nello sport, la parola ‘sacrificio’.
Si chiede il perché Salvatore Alessi (attaccante in forza alla Gioiese) indicato come personaggio della settimana dei dilettanti, merito della tripletta realizzata nell’incontro di campionato contro l’Antonimina, alla quale vanno aggiunte le due reti in coppa contro la Rombiolese, ma non realizza questa inversione di tendenza delle nuove generazioni. “Non capisco come certi ragazzi lascino passare treni che nella loro vita difficilmente rivedranno, preferendo la comodità di una strada senza uscita a sforzi che ti aprono le porte del professionismo. La gioia di giocare è il principale ingrediente che mi permette ancora oggi di esprimermi su buoni livelli e nella mia vita ho dovuto sudare per ritagliarmi il mio spazio. Errare è umano, senza dubbio, ed io stesso ho rifiutato un contratto con un club di Serie C1 nel fiore dei miei anni per tornare nella mia terra, ma credo che attraverso i racconti delle esperienze altrui si possa maturare una convinzione personale”.
La sua lunga carriera nei campionati dilettantistici può essere da esempio per i più piccoli ed i risultati conseguiti un traguardo a cui ambire. “Il primo campionato lo disputati a 16 anni, indossando la maglia della Taurianovese di mister Leva. Era il lontano 1991 e realizzai qualcosa come diciotto reti. Uno score inusuale per un ragazzino alle prime armi, che attirò su di me le attenzioni del tecnico Varrà, il quale volle a tutti i costi portarmi con sé a Tropea. Diciassette le marcature in altrettante partite di Eccellenza: arrivò così la chiamata della Vigor Lamezia in Serie C. Non fu un anno fortunato dal punto di vista societario. Mi guadagnai anche la maglia della Nazionale di categoria, ma incredibilmente la squadra fallì e noi ragazzi ci ritrovammo tagliati fuori, essendo poco conosciuti agli occhi degli addetti ai lavori. Valutai la seria intenzione di appendere le scarpe al chiodo, scottato da un’esperienza dall’epilogo negativo. Mister Costantino, però, lo stesso che curò l’aspetto tecnico alla Vigor, mi convinse ad accettare l’offerta della Paolana: 13 gol al primo anno, 16 al secondo. Da qui la parantesi quadriennale con il Rende di Petrucci: vincemmo il campionato di Eccellenza a mani basse e riuscimmo a mantenere la categoria nelle stagioni successive. Chiuso il rapporto con la società cosentina, disputai ancora un anno di Serie D con l’Acri e poi mi resi protagonista assieme ai miei compagni della promozione del Rosarno di mister Viola nel massimo campionato dilettantistico. Il ritorno a Taurianova fu emozionante, tre anni densi di ricordi. Dopo esserci aggiudicati i play-off di Promozione, giocammo buoni campionati anche in Eccellenza. Due anni fa fui a Rizziconi, da lì feci ritorno alla Taurianovese, acciuffando la salvezza l’annata passata all’ultimo respiro”.
Perché la Gioiese? Perché la Prima Categoria? La risposta è più che semplice… “A mister Leonardis mi lega un rapporto di stima reciproca oltre che di amicizia, non potevo rifiutare la sua proposta. Gioia Tauro è poi una piazza importante e fa strano vederla in categorie che non le competono: abbiamo l’obbligo di riportare in alto il nome della squadra e della città, l’avvio è più che promettente”.
E se i risultati arrivano, il merito è anche di un attaccante che a 41 anni è capace ancora di dare spettacolo in campo a suon di gol di pregevole fattura. L’Antonimina è la prima vittima di questa stagione e da quelle parti il nome di Salvatore Alessi non lo dimenticheranno facilmente. “Vi racconto le tre reti della sfida di domenica. La prima è arrivata in acrobazia: lancio lungo di Toscano a scavalcare la retroguardia avversaria, uscita avventata dell’estremo difensore dalla sua area e pallone che scende alle mie spalle; mi giro, coordinandomi nella maniera giusta, e firmo il vantaggio. Nell’azione che ha poi portato al secondo gol si ricompone l’asse composto da me e Toscano, il quale sfrutta intelligentemente il mio movimento a rientrare e mi serve una grande palla, do uno sguardo al portiere e lo beffo con un pallonetto dai 25 metri. La terza marcatura nasce invece da un’invenzione di Babuscia che mi libera praticamente alla battuta a rete: portiere battuto e risultato in cassaforte”.
E tra il lavoro ed una sessione di allenamento? “Dedico il giusto tempo a mia figlia Gaia, la vera gioia della nostra famiglia”.
Il futuro lontano dal calcio giocato, però, non è una realtà a cui vuole abituarsi facilmente. “Ho conosciuto persone fantastiche nel corso di questi anni, dai vari mister Viola, Costantino, Leva e Petrucci, passando per i miei ex compagni di squadra Caruso, Peppe Pizzata, Papaleo e molti altri. Fin quando troverò le giuste motivazioni e quella gioia di mettermi in gioco, correrò dietro un pallone. Giunti a quest’età è fondamentale la cura del fisico per mezzo di una sana alimentazione e di allenamenti a tutto tondo”.
Appuntamento al prossimo gol Salvatore e, giudicando il tuo passato, non dovremo aspettare a lungo.
(foto tratte dal sito www.gioiasport.com)
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