E’ vero, il riferimento alla parabola dei lavoratori della vigna usato nel titolo è un azzardo. Ma tornando a tematiche pagane, ciò che è stato prospettato in sala stampa dopo lo sconfortante pareggio dell’ASD Reggio Calabria con il Marsala allude a quello che avrebbe tutti i crismi di un vero e proprio miracolo sportivo.
“Il campionato è ancora lungo, arriveranno tempi migliori, con il lavoro usciremo da questa situazione”, e preferiamo fermare qui l’elenco degli stucchevoli luoghi comuni calcistici. Seppur vero che gli amaranto abbiano ampi margini di miglioramento – anche alla luce del fatto che peggio di così è davvero difficile fare – è altrettanto corretto procedere ad un’analisi quando oltre un quinto della stagione è già stata messa in archivio.
C’è una squadra che oggi è penultima e osservando dall’alto solo la derelitta Vigor Lamezia continua a cercare con lo sguardo la vetta della graduatoria.
Gli alibi che vanno riconosciuti agli amaranto sono numerosi, dal ritiro iniziato in forte ritardo con i conseguenti problemi di natura atletica – ulteriormente aggravati dal non aver disputato neppure una amichevole – alle note difficoltà con le strutture che stanno perdurando anche in questa fase della stagione, fino ad una rosa completata (o sarebbe meglio dire integrata) solo un paio di giorni prima dell’esordio in campionato. Delle difficoltà non solo erano preventivabili ma è corretto definirle inevitabili.
Difficoltà , tuttavia, non fa rima con disastro. Riconosciuta la validità delle premesse, prestazioni come quelle offerte con Leonfortese e Marsala, punti più bassi di un avvio nel complesso drammatico, restano ingiustificabili. Preoccupa, più di tutte, l’indecente recita di mercoledì al Granillo con gli amaranto sovrastati dall’avversario, salvati dalla superiorità numerica ed un episodio finalmente fortunato.
Un mese e mezzo dopo l’inizio del campionato e con 8 partite sul groppone la condizione atletica non può più esser un gap da colmare e l’amalgama dovrebbe esser già accettabile. Così non è. Se il dominio del Marsala è stato evidente ed oggettivo nel complesso della gara, il gol subito è emblema di quanto l’ASD Reggio Calabria possa esser lontana dall’esser definita una squadra. Perchè non si muove, non ragiona come tale.
Un filtrante da centrocampo ha messo fuorigioco l’intero meccanismo difensivo amaranto: verticalizzazione a “palla scoperta”, Brunetti risucchiato fuori dal movimento del diretto avversario e resto della retroguardia che non compie la stessa scelta. Non sale, com’è giusto che sia nell’occasione specifica, ma non copre neppure la profondità . Restano fermi, con il solo De Bode a staccarsi per seguire l’inserimento, ma in grave ritardo, ed in modo disorganico con Dentice ben lontano dallo stringere la posizione. Quando un movimento, quello di Gallon, eseguito con i tempi giusti ma piuttosto elementare è sufficiente per risultare letale è giusto che suoni più d’un campanello d’allarme.
I progressi attesi altro non sono che lampi. La prestazione offerta a Cava de’ Tirreni era stata significativa, la gara con la Vigor non può esser un valido riferimento e la partita di Rende era stata incoraggiante. Un passo avanti nel complesso, totalmente vanificato dalla maratona in senso contrario compiuta ieri. Il dubbio che l’organico sia stato sopravvalutato sta diventando giornata dopo giornata amara certezza, ma i continui cambi in formazione, le sostituzioni (spesso addirittura doppie) operate nel corso della gara se non addirittura già nel primo tempo o nell’intervallo, testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio quanto Cozza sia lontano dal trovare la quadratura del cerchio.
“Se a dicembre saremo ancora a 5-6 punti dalla vetta, arriveremo primi”, assicura il mister. Ma aggiunge anche, “la vera Reggina si vedrà da dopo la gara con la Vibonese”. Vale a dire altre due partite, contro due dirette concorrenti (Siracusa e Vibonese, appunto) se l’obiettivo vuol davvero esser ancora ostinatamente la promozione, da affrontare in assetto sperimentale. Così, non va. E se fino alla partita con il Marsala erano stati, a nostro avviso, più gli errori individuali dei singoli che le mancanze del gruppo a penalizzare il lavoro di mister Cozza questa nuova e decisa involuzione getta ombre su un percorso di crescita al quale avevamo voluto credere ed al quale, oggi, è complicato rimanere aggrappati. Per continuare a farlo non è più possibile fissare oltre l’inizio della risalita. Se i propositi di riscatto sono reali, se davvero si vuole chiedere fiducia – con cognizione di causa –  ad ambiente e addetti ai lavori, il riscatto deve esser immediato.
Il tempo degli esperimenti è finito e già da domenica sarà necessario offrire risposte convincenti. Perchè riporre certezza nella bontà del proprio lavoro è meritorio, credere nei miracoli è stimolante, ma il confine con il coltivare illusioni è davvero sottile…
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