Gianni De Biasi in Italia è sempre stato considerato un buon allenatore, a volte subentrante a stagione in corso, altre volte licenziato senza troppi complimenti, ma sempre e comunque un tecnico adatto solo alle squadre provinciali. Ha al suo attivo molte panchine tra A, B e C, guidando squadre quali Brescia, Modena, Torino e Spal; la sua ultima panchina in Italia è stata quella dell’Udinese, una breve esperienza conclusa con l’esonero nel febbraio 2010. Ma il buon Gianni, veneto doc, è un allenatore che ama le sfide, e dopo quella (negativa) in Spagna con il Levante, eccolo imbarcarsi nel dicembre 2011 in una nuova e intrigante avventura: Commissario Tecnico della nazionale albanese.
De Biasi lavora con attenzione e praticità , trasformando l’Albania in una nazionale ‘provinciale’; si circonda di validi collaboratori, ex calciatori di grande esperienza: Angelo Pereni, Paolo Tramezzani e per ultimo in ordine di tempo, il bomber storico delle Aquile, Erjon Bogdani. I primi risultati positivi si vedono già dalle qualificazioni al mondiale brasiliano: inserita nel girone E, l’Albania si rivela una pericolosa mina vagante, capace per esempio di conquistare 4 punti contro la Norvegia (vincendo in trasferta 1-0). La crescita del gruppo si nota partita per partita e i riscontri finalmente arrivano nelle qualificazioni a Euro 2016.
Inserita nell’unico girone da cinque squadre, la nazionale albanese parte, nelle gerarchie, come quarta forza, alle spalle di Portogallo, Danimarca e Serbia. L’inizio del percorso di qualificazione però, inverte ogni pronostico: i ragazzi De Biasi al debutto vincono in casa di Cristiano Ronaldo; non contenti pareggiano sul proprio campo contro la Danimarca subendo il gol decisivo nel finale. Poi in Serbia accade quello che non dovrebbe accadere: l’eco del passato recente, caratterizzato da guerre e violenza, si fa sentire attraverso gesti provocatori giunti dall’esterno (un drone arriva sul campo, sventolando una bandiera nazionalista albanese, prontamente strappata da un calciatore serbo), gli animi si accendono sia in campo che sugli spalti, la partita viene sospesa, all’Albania va la vittoria a tavolino mentre i serbi sono sconfitti e penalizzati di 3 punti in classifica. Battendo per 2-1 l’Armenia, De Biasi al giro di boa può guardare tutti dall’alto dei suoi 10 punti e partire in pole position per la volata finale. A settembre, uno 0-0 in Danimarca e la sconfitta interna contro il Portogallo ristabiliscono l’equilibrio nel girone, ancora tutto da decidere.
Si arriva così a giovedì 8 ottobre 2015, il crocevia per il futuro delle tre nazionali in corsa per la qualificazione. L’Albania riceve la Serbia dopo gli incidenti dell’andata, all’Elbasani Arena gremita come non mai. I serbi sono già eliminati, ma sarà per la rivalità tra i due paesi, sarà per ciò che è accaduto all’andata, eventi che hanno pregiudicato il cammino di Ivanovic e compagni, la partita è una vera battaglia in cui entrambe le sfidanti fanno di tutto per vincere. Si arriva al 90′ sullo 0-0 che pare accontentare i padroni di casa, ma all’improvviso Adem Ljajic spacca la partita: prima inventa un assist al bacio per l’inserimento di Kolarov che in diagonale sblocca il risultato, poi tutto solo in contropiede supera il portiere con un ‘cucchiaio’. L’orgoglio serbo, esploso in pieno recupero, getta nello sconforto una nazione intera, giunta vicina ad accarezzare un sogno che rischia di sgretolarsi in un istante.
La tragedia sportiva dell’Albania è però scongiurata dal gol di Moutinho a Braga: il Portogallo batte la Danimarca 1-0, si qualifica e lascia i danesi al secondo posto, i quali però hanno completato le loro partite, riposando nell’ultimo turno, mentre De Biasi e i suoi ragazzi saranno a Erevan in Armenia. Vincere significa realizzare un sogno. E questo accade: i tre gol con cui le Aquile si impongono ai piedi del monte Ararat, mandano in visibilio una nazione per troppi anni vissuta nell’ombra degli altri paesi dei Balcani, nello sport come in molte questioni ben più importanti. Questo risultato sportivo è il riscatto di un popolo coraggioso che vuole far sentire la sua voce.
Gianni De Biasi ha compiuto una vera e propria impresa, oltre che un salto di qualità personale: da bistrattato allenatore ‘provinciale’ in Italia a venerato eroe nazionale in Albania.
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