Umiltà , piedi per terra e tanta simpatia. Questi gli ingredienti di Alessio De Bode, difensore centrale dell’ASD Reggio Calabria ospite quest’oggi a “Tutti i figli di Pianca”. Un ragazzo genuino, a cui piace pescare. Originario di Celle Ligure, in provincia di Savona,  ha in Max Pezzali il suo cantante preferito. Arrivato a Reggio grazie al Direttore Martino, è rimasto colpito dal progetto presentatogli, progetto che ormai si fatica ad intravedere persino in Lega Pro.
INIZIO CAMPIONATO – Della partenza in ritardo ne abbiamo già parlato: se si pensa che io sono qua da soli 20 giorni vuol dire che ci vuole tempo per amalgamare i movimenti e trovare i meccanismi giusti. Da due settimane stiamo lavorando con il nuovo modulo ed è da questo che bisogna ripartire. Sicuramente con questo schieramento abbiamo più equilibrio dietro, ma anche davanti riusciamo a creare, forse ci manca qualcosa in fase conclusiva. Se ieri, ad esempio, la gara fosse finita 8 a 0 secondo me non ci sarebbe stato nulla da dire. Può sembrare un paradosso, ma ieri non era affatto facile; si doveva vincere per forza, ad ogni costo, e questo non è un vantaggio. La Vigor era imbottita di ragazzini interessanti ma erano in undici dietro la palla e quando gli spazi sono pochi bisogna trovare una soluzione per entrare. Sono partite che ingannano, puoi anche rischiare di perdere. Io l’anno scorso l’ho vinta una partita così: con il Monza siamo andati in casa della prima in classifica, l’Alessandria; abbiamo segnato dopo pochissimi secondi, poi abbiamo fatto le barricate e ci siamo difesi alla grande. E’ un peso giocare per questa squadra? Responsabilità e concentrazione non mancano e non devono mancare, siamo consapevoli che la piazza è importante e la società serissima, è per questo che bisogna dare una marcia in più. Per le nostre avversarie giocare contro di noi quest’anno è come giocare contro la Juve per le provinciali di Serie A.
SCHEMI SU CALCI PIAZZATI – In settimana proviamo una marea di calci piazzati. Abbiamo un battitore, Arena, con un piede delicato, da categorie superiori; è dai suoi piedi che partono i vari schemi che proviamo. Ieri, oltre al gol di Bramucci, anche l’occasione di Zampaglione è scaturita da uno schema su calcio piazzato provato in settimana.
PROBLEMA IMPIANTO – Tante squadre, anche in categorie superiori,  devono combattere con questa situazione. Da quanto ho capito nel nostro caso è una questione provvisoria, ma l’unica cosa da fare è adattarsi anche sapendo che il manto erboso non può riposare se calpestato tutti i giorni.
MANCANZA DI CATTIVERIA? – Da più parti e da qualche settimana si parla di mancanza di cattiveria nel voler vincere le partite, ma posso assicurare che quella non manca, anzi non può e non deve mancare. Più che altro credo si debba parlare di paura di perdere: la piazza si aspetta tanto, bisogna giocare per vincere, e allora subentra l’ansia di non farcela. Adesso però, con le due vittorie di fila, ci siamo sbloccati e si deve pensare soltanto in positivo.
I COMPAGNI – Abbiamo degli under molto bravi, due di loro hanno segnato ieri; credo che nel complesso non ci si possa lamentare. Zampaglione? E’ un lusso in serie D: Mimmo è fortissimo, secondo me tra i 5 attaccanti più forti della categoria. C’ho anche giocato contro quando era alla Vigor e sono rimasto impressionato, basta vedere cosa fa in settimana. Il fatto che non riesca a sbloccarsi non credo sia un problema, non è più un ragazzino, sa gestire queste situazioni.
SETTIMANA DECISIVA? Adesso avremo Rende domenica, Marsala in infrasettimanale e poi Siracusa: non so qual è la condizione dei cosentini, che dovranno giocare anche dopodomani per recuperare la gara di Agropoli, ma noi di certo dobbiamo guardare in casa nostra. Fisicamente e mentalmente la situazione è sicuramente migliorata rispetto a due settimane fa, bisogna solo avere pazienza. Io ho vinto un campionato dopo essere stato terz’ultimo a Gennaio: sicuramente non si passano giorni felici però questo dimostra che è ancora presto per dare giudizi.
QUELL’ERRORE DI ROCCELLA… – Sono consapevole di aver commesso un errore gravissimo, me lo sono sognato la notte. Può capitare che sbagli in alcuni frangenti ma quando lo faccio per poca attenzione mi dà molto fastidio e non mi succede mai. Non è stato lì, però, che mi sono accorto di come non fossi in giornata, ma poco dopo: sono andato a saltare di testa non riuscendo a beccare neanche il pallone. La condizione fisica non era neanche eccelsa, adesso mi sento molto meglio. Di solito me ne accorgo dai particolari. Quando salto bene di testa, ad esempio, sento di stare bene. Probabilmente di quella gara ha influito molto l’aver giocato tre giorni prima ad alti ritmi. Contro la Sarnese io, Riva e Mautone eravamo all’esordio, eravamo arrivati da un paio di giorni. Quella gara l’abbiamo giocata bene perchè era la prima con la nuova maglia, c’era molta carica; io addirittura mi allenavo nel lungomare sotto casa mia. Poi tre giorni dopo, al “Ninetto Muscolo”, siamo partiti anche bene rischiando di passare. Il loro uno-due è stato letale, faceva caldo e correvano il doppio di noi.
SUGLI ARBITRI… – Ad Aversa ancora non c’ero ma ho saputo degli errori grossolani commessi dal direttore di gara. Con la Leonfortese invece, il gol regolare annullato a Zampaglione ci avrebbe permesso di passare in vantaggio. E’ stato a Cava che l’arbitro si è comportato bene: fischiava il giusto e si relazionava bene con noi. E’ in quel modo che si dirige bene una partita anche se io mi sono fatto un idea ormai: quando vengono in stadi importanti sentono la pressione; per dimostrare all’esterno che invece non ne risentono evitano magari di fischiare qualcosa di importante.
… E SULLA TIFOSERIA – Sono rimasto molto colpito da cosa “hanno combinato” a Roccella. In un campo piccolo come quello vedere tutta quella gente ammassata, a gridare, mi ha dato carica. C’era una bolgia incredibile. E’ per questo che a fine gara ho chiesto scusa a tutti; una tifoseria come la nostra meriterebbe di vincere ogni domenica. Già sapevo dell’ambiente caldo che si respira qua, e il nostro Presidente non si dimentica mai di ricordarcelo: prima di ogni partita infatti, negli spogliatoi ci fa un discorso di incoraggiamento in cui evidenzia l’importanza di fare bene per il nostro pubblico. E’ lui il primo tifoso, è lui il primo a volerli rendere felici e questo crea entusiasmo in ogni componente.
L’ANNO SCORSO A MONZA…  – C’era una situazione paradossale, mancava tutto, non facevamo ritiri. Spesso andavamo a mangiare a casa dei tifosi, eravamo diventati una famiglia. E’ stata dura ma ad un certo punto ci siamo accorti che non avremmo più preso un euro: può sembrare strano ma questo non ha fatto altro che rafforzare il nostro gruppo. In campo eravamo dei “cani malati”, andavamo in trasferta e le tifoserie ospiti ci gridavano “falliti” prima di iniziare per poi applaudirci alla fine. Quando sono arrivato era pieno di ragazzini, un pò come adesso a Lamezia. Poi il 2 di Febbraio sono arrivati 25 giocatori in una volta. Le prime gare si faceva giustamente fatica ad ingranare ma poi abbiamo iniziato a fare bene.
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