Diciannove marzo 2000. Stadio Olimpico di Roma. C’è un ragazzo di 22 anni, che si è appena involato a tu per tu con Antonioli, lui che attaccante non è. Quel ragazzo corre come un treno, va di corsa, provano a prenderlo ma non ce la fanno. Sta volando verso la gloria. Quel ragazzo calcia, ed insieme a 10.000 tifosi della Reggina guarda il pallone infilarsi in rete. Roma 0 Reggina 2, non stiamo giocando una partita, stiamo abbracciando la storia. Quel ragazzo urla di gioia. Quel ragazzo piange, sembra non capire più nulla per la felicità . Si butta per terra, con le mani nei capelli, ed addirittura all’inizio sbaglia anche tifosi a cui indirizzarsi, venendo sommerso da una pioggia di oggetti. La sua espressione è quella di chi sta pensando “Non ci credo! Ma sta succedendo davvero?”. Ed insieme a lui, lo pensa una città intera. Si Bruno, è tutto vero. Hai segnato ancora, come qualche mese addietro, quando con una staffilata degna del bomber più astuto, facesti gonfiare la rete del Piacenza, mentre uno stadio Granillo stracolmo veniva giù, festeggiando la prima vittoria in serie A. Tu ed i tuoi compagni, avete appena conquistato uno degli stadi più famosi del mondo. La storia è già passata, è fuori moda. Ora inizia la leggenda.
Dopo quel giorno, ti abbiamo visto davanti alle Tv, mentre ti mettevano al collo una medaglia d’oro. Sorridi Bruno, e noi sorridiamo insieme a te. Sei campione d’Europa. Ma è anche il momento dei saluti, è il momento di spiccare il volo: quel ragazzino diventato calciatore al Sant’Agata, cresce veramente in fretta, ed il volo continua. Arriva una cessione record, Bruno è dell’Inter. Orgoglio ed un velo di tristezza, ma è solo un arrivederci.
La via di casa non si scorda mai, Bruno ritorna. Prima nell’estate del 2002, poi nel gennaio del 2008. In mezzo, altre esperienze e grandi soddisfazioni: la Grecia, la Spagna, le Coppe Europee, un gol in rovesciata con l’Aek che se lo avesse fatto Messi lo staremmo ancora guardando in Tv giorno e notte. Bruno ritorna, perché gli amori puliti e sinceri, forgiati dal fuoco dei valori e del senso di appartenenza, in fondo in fondo non finiscono mai. Quando riabbraccia i suoi colori nel 2008, forse a Reggio qualcosa sta già cambiando, quel rapporto viscerale tra la Reggina e la sua città sembra un po’ annacquato, tra errori societari ed un po’ di “assuefazione da serie A”. Cambiano le sfumature, cambiano i volti, ma il suo spirito no. L’anima di Bruno è quella di sempre, è quella dei combattenti, è quella dei calciatori che vorresti venissero clonati, perché sono prima di tutto uomini. Eh già , perché adesso Bruno è un uomo maturo, anche se il suo urlo ed i suoi sentimenti rimangono quelli dello “Scugnizzo” arrivato in riva allo Stretto negli anni ’90. Autentico, pulito e sincero, in un calcio già corroso, rovinato dal dio denaro. Urla ancora di gioia di Bruno, quando di fronte ad un Granillo pieno come ai tempi d’oro, festeggia contro l’Empoli una salvezza in serie A che ad un certo punto sembrava utopia. Ma le storie d’amore, se davvero sono tali conoscono anche i momenti bui. Quando è il momento di salutarsi nuovamente infatti, i colori amaranto stavolta la serie A l’hanno persa. “Penso che un sogno così non ritorni mai più“, recitava una canzone di Modugno entrata di diritto nelle note dell’eternità . Grazie lo stesso Bruno, è stato bellissimo.
Aspettate signori, aspettate ancora un attimo. La favola che vi stiamo raccontando non è ancora finita. Manca un capitolo. Non sappiamo se è il più bello, di sicuro è il più intenso. Si, Bruno è tornato ancora nella sua Reggio. Solo un matto poteva farlo, perché nel frattempo la Reggina è la pallida ombra di ciò che è stata. E’ sull’orlo del precipizio, è ad un passo dalla fine, è ultima in classifica non in serie A, ma in Lega Pro. Si, Bruno è matto, ma non ci stiamo riferendo al suo status mentale. E’ matto d’amore verso quella maglia che lo ha cresciuto. Ed i veri uomini, quelli con gli attributi, quelli che ai paroloni hanno sempre preferito i fatti, non dimenticano. I veri uomini danno una mano quando tutto sembra perduto. Bruno torna, ancora una volta, per l’ennesima volta. Ed è il solito tifoso in campo, che sgomita e combatte contro tutto e tutti. Contro le cattiverie di chi si è permesso di dargli del “calciatore finito”, contro le difficoltà . Contro gli stipendi che non ci sono ed una serie D che sembra certa. Si prende i fischi e la rabbia della gente con coraggio e dignità , ci mette la faccia e l’anima non tanto quando arrivano le poche vittorie, ma anche e soprattutto quando la gente è inferocita. Lo vedi sotto la Curva, nella contestazione post-derby a Cosenza. Lo vedi sotto la Curva, quando la Reggina ha appena segnato a Salerno, a dire ai suoi tifosi “Noi siamo qua, lottiamo con voi”. Bruno è lo stesso dell’Olimpico di Roma, ma stavolta non ha nessuno a fargli da chioccia. Stavolta, insieme ad altri compagni (tra cui l’inseparabile Emanuele Belardi, altro “figlio di Reggio), il leader è lui. Si, è lui la guida, è lui…IL CAPITANO.
Messina, 30 maggio 2015. Guardalo il capitano, guardalo negli occhi e capirai cosa significa amare. Ha fatto una prestazione mostruosa, ha annientato qualsiasi calciatore che gli sia passato davanti con la maglia giallorossa. Sono passati 15 anni da Roma-Reggina, ma questo per i lottatori è un trascurabile dettaglio, anche perchè ogni secondo è colorato d’amaranto. Bruno è lì, è sempre lì, è sempre accanto alla sua gente. Che ora non fischia più, ora canta e salta, come se al San Filippo avesse trovato, insieme a lui, una macchina del tempo. La Reggina è salva, ha battuto i rivali di sempre. E Bruno ha chiuso la carriera, anche se ancora non lo sapeva nessuno, con una fascia al braccio e la sua maglia stretta all’anima. E’ vero, quella vittoria non servirà ad evitare il precipizio dei dilettanti, ma ha comunque scritto un finale splendido. Perché quella vittoria non la cancella nessuno, e quello che è successo dopo non appartiene al calcio, al nostro calcio.
22 settembre 2015. Bruno ha deciso che può bastare. A 38 anni e con 21 campionati professionistici alle spalle, è il momento di chiudere col calcio giocato. Figurati se poteva mancare un pensiero per la sua Reggina…Figurati se ai nostri occhi la cosa poteva passare inosservata…
Signori, adesso potete alzarvi. Fatelo per applaudire a scena aperta, con gli occhi che luccicano. Fatelo con emozione, con nostalgia. Fatelo per rendere omaggio ad un grande della storia amaranto. Perché oggi non ha smesso un calciatore qualsiasi, oggi ha smesso BRUNO CIRILLO.
GRAZIE BRUNO, GRAZIE INFINITE. E dal momento che tu stesso hai detto di voler rimanere nel mondo del calcio, speriamo un giorno di poterti dire ancora  “bentornato a casa”….
Commenti