Tracollo memorabile del Reggio Calabria al Ninetto Muscolo di Roccella. Il “day after amaranto” ha raffreddato l’amarezza dei tantissimi tifosi che hanno seguito la squadra nella splendida cittadina jonica ma non la preoccupazione generata da una prestazione, ed un risultato, allarmanti.
Un kappaò durissimo che non può e non deve esser archiviato alla voce “incidenti di percorso”. Le battute di arresto, per una squadra che vuole crescere e rafforzare le legittime  – ed inevitabili, considerati blasone, prestigio e bacino d’utenza – ambizioni vertice, devono far riflettere ed esser spunto per migliorarsi.
Il messaggio lanciato dai 90′ di Roccella è univoco: così, non va. Un messaggio chiaro per una partita che regala (almeno) 5 lezioni agli amaranto.
1) PROFONDO GAP ATLETICO
L’ASD Reggio Calabria è in forte ritardo sul piano della condizione atletica. Un gap legittimo ed inevitabile considerato il ritardo con il quale è partito il nuovo progetto a causa di colpe imputabili esclusivamente alla precedente gestione. Con la Sarnese dopo un’ora di gioco, appena passati in vantaggio, gli amaranto erano sulle gambe ed hanno portato a casa un successo meritato resistendo a protezione del fortino, arretrando con decisione il baricentro per coprire una porzione più ridotta di campo. A Roccella, complice il turno infrasettimanale, sono stati letteralmente spazzati via dai padroni di casa capaci di doppiare gli avversari in termini di chilometraggio percorso oltre che di velocità . In questo senso, tuttavia, le responsabilità tecniche appaiono evidenti. Riproporre gli stessi undici che avevano iniziato la gara appena tre giorni prima, pienamente consapevoli del debito d’ossigeno già palesato dall’organico, ha sorpreso al momento della lettura delle formazioni ufficiali ed appare delittuoso considerato lo svolgimento della gara. Ribadito che, a nostro avviso, Cozza è uno dei più significativi punti di forza di questa realtà urge una sua più attenta distribuzione delle forze e delle rotazioni. Specie in questa fase della stagione, fino a quando il Reggio non avrà raggiunto una condizione sufficientemente competitiva rispetto agli avversari e potrà così esser apprezzabile la quota tecnica a parità di corsa.
2) AAA CERCASI CARATTERE ED ESPERIENZA
Il modo in cui la Reggina è uscita dal campo dopo esser passata in svantaggio è allarmante per il futuro. A maggior ragione perchè aveva iniziato l’incontro con ottimo piglio costringendo sulla difensiva il Roccella e poichè le condizioni ambientali erano ottimali. Subire un gol al Ninetto Muscolo, con due tifoserie accomunate da un unico colore ed un unico sentimento, è ben diverso dal raccogliere un pallone dalla rete – giusto per fare un esempio – a Cava de’ Tirreni. Gli amaranto dopo il gol che ha aperto l’incontro hanno inanellato una serie di nefandezze tattiche (sistematica inferiorità numerica sulla corsia destra, incapacità nel leggere la posizione di Criniti e Laaribi alle spalle del centravanti Dorato) e tecniche (ingiustificabile quantità di palloni perduti). Confusa dall’impazienza di recuperare la parità , la squadra dello Stretto ha smarrito la bussola consegnandosi all’entusiasmo dell’avversario senza smorzare il ritmo dell’incontro e dunque l’inerzia assunta dallo stesso. Risultato? 3-0 al 45′ ed una disarmante sensazione di impotenza trasmessa al Roccella, ulteriormente galvanizzato. Curriculum e carta d’identità dei componenti delle due opposte formazioni sottolineano come il Reggio sia mancato (anche) negli uomini di esperienza che avrebbero dovuto guidare la nave nella tempesta conducendola all’attracco dell’intervallo. Non solo la Reggina non è stata capace di organizzare alcun tipo di reazione ma è mancata anche sul piano – appunto – dell’esperienza nella gestione del momento di difficoltà .
3) SARA’ SEMPRE “LA PARTITA DELLA VITA”
Ciò che era ipotizzabile alla vigilia del campionato è ormai chiaro oltre ogni ragionevole dubbio. Chiunque affronterà gli amaranto in questa stagione preparerà la settimana sapendo di andare a disputare “la partita della vita”. Dorato, centravanti del Roccella, tra qualche anno racconterà ai nipotini di quel pomeriggio di fine estate nel quale stese la Reggina con una doppietta e l’ambizione di poter fare altrettanto accomunerà tutti i calciatori che di giornata in giornata incontreranno la squadra dello Stretto. Onori ed oneri di vestire l’amaranto. Bisognerà esser preparati, sempre pronti alla battaglia sportiva perchè “noi siamo Reggio Calabria” non può e non deve restare uno slogan per camminare a testa alta in questa categoria.
4) NON BASTA IL NOME
Il punto numero 3 è interconnesso con il 4. Che piaccia o no, Reggio Calabria ha in questo momento una squadra di Serie D. Nulla di più. Ed è esattamente ciò che vale. Il clamoroso capitombolo di Roccella serva da bagno d’umiltà per tutti. Staff tecnico, squadra, ambiente e addetti ai lavori: in campo non scendono storia, passato e blasone. Ci vanno i calciatori e per quanto l’organico sia sicuramente buono e sopra la media di questa Serie D – almeno sulla carta – per doti tecniche ed esperienza, non è esattamente equiparabile al Brasile del ’70 o, per tracciare un paragone più concreto, ad una formazione di uno spessore tale da esser considerata “fuori categoria”. Al momento, la differenza tra la Reggina e le avversarie non è così marcata da poter nascondere le difficoltà imposte dai 3 punti precedentemente trattati. Se gli avversari, appunto, metteranno in campo qualcosa in più per il prestigio di affrontare la squadra di Reggio Calabria dovranno farlo anche i calciatori di Cozza per il privilegio di vestire questa maglia.
5) AMARANTO, CHE PASSIONE
C’è una quinta, commovente lezione appresa da Roccella. Talmente inequivocabile da azzerare il rischio di scadere nella retorica, pericolo sempre presente quando l’argomento è la passione popolare. Chi era al Ninetto Muscolo, così come chi attraverso foto e video ha potuto respirare quell’atmosfera, sa che sullo Jonio è stata scritta una pagina storica che nonostante il risultato balordo potrebbe simboleggiare una vera ripartenza. Un migliaio di persone in trasferta per una partita di calcio dilettantistico fissata nel pomeriggio di un giorno feriale urlano che la Reggina è viva. Che il legame non è spezzato. Che la passione non conosce categoria. Che uno spettacolo simile meriterebbe un’eco nazionale. Che tra le macerie, a Reggio Calabria, si è già iniziato a ricostruire.
“Siamo l’armata amaranto”..Boato degli Ultras reggini presenti al N.Muscolo..
Posted by Reggionelpallone.it on Mercoledì 16 settembre 2015
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