“Chi è lei?”, è il pensiero che l’erba del Granillo avrà ragionevolmente rivolto a quella squadra che si proponeva di calpestarla. Una domanda che chi ha popolato gli spalti del Granillo quest’oggi ha già avuto tempo e modo di porsi, metabolizzando la risposta.
L’ultima volta che undici maglie colorate d’amaranto avevano incontrato la propria gente –  eccezion fatta per i 50 presenti ad Aversa – era al San Filippo di Messina quando la Reggina scrisse una delle pagine più emozionanti della propria storia. Era il 30 maggio, sembrano passate decadi e non mesi. Un’intera era geologico-calcistica ha inghiottito il club ribaltando il futuro, restituendo alla propria gente una squadra impegnata nel massimo campionato dilettantistico.
Il delitto consumato, tuttavia, non ha spento l’entusiasmo di un popolo. Lì dove giocarono Milan e Juventus oggi si esibisce la Sarnese, è la seconda giornata di Serie D: 3500 abbonati per il battesimo casalingo, numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni, testimonianza di un amore che non conosce tempo e categoria. E’ l’esordio dell’ASD Reggio Calabria al Granillo. La partita si apre nel ricordo struggente di Pippo Schipani, noto tifoso amaranto scomparso di recente, onorato dal club oltre che dalla tifoseria organizzata.
Cozza cambia per oltre un terzo la formazione che pur perdendo aveva ben figurato ad Aversa. Ribaltata la coppia centrale: in campo De Bode-Mautone, entrambi all’esordio, davanti alla difesa agisce Riva in luogo dello squalificato Roselli, a metà campo spazio per l’under D’Ambrosio per Meduri. Cambiano i protagonisti, non il risultato – sul piano del gioco – espresso dal Reggio Calabria che come al Bisceglia impone il proprio ritmo all’incontro, specie in avvio. La Sarnese, ordinata nel suo atteggiamento difensivo e schierata a specchio con un 4-3-3 analogo a quello della squadra dello Stretto, soffre l’impatto emotivo con il Granillo, scossa ulteriormente da uno Zampaglione indemoniato. Dall’estro e dalla verve agonistica dell’esterno d’attacco amaranto, supportato sulla corsia opposta da Arena, nascono tutti i pericoli che rendono scomodo il risultato di parità all’intervallo per la squadra di casa.
Tra il fischio d’avvio e quello che manda le squadre negli spogliatoi le emozioni sono tutte amaranto, con l’unica eccezione di una (ghiotta) opportunità fallita da Di Palma che da posizione più che favorevole nel cuore dell’area sbuccia il pallone. Zampaglione ruba la scena in avvio con una serpentina, prologo di uno show che conosce l’apice quando si esibisce in una acrobazia dal limite dell’area che spedisce il pallone contro la traversa. Piovono applausi per gli amaranto che premono con costanza, seppure l’intensità della spinta scemi di pari passo con il tempo che scorre. Con l’abbassarsi della ferocia degli uomini di Cozza la Sarnese respira e sorretta dall’esperienza della coppia Di Capua-Ianniello si riorganizza provando ad approfittare di alcune distrazioni tattiche sull’out destro amaranto. Il terzino Maesano si fa spesso sorprendere alle spalle e la sua mezzala di riferimento, D’Ambrosio, è volitivo ma disordinato e viene sostituito prima dell’intervallo da Meduri.
Sbucano dal tunnel gli stessi ventidue che avevano concluso la prima frazione, immutato lo spartito dell’incontro: amaranto a caccia del successo, Sarnese a difesa del fortino. Le mura campane crollano allo scoccare dell’ora di gioco. La manovra del Reggio viene ribaltata da un versante all’altro del campo, Lavrendi si avventa sul campanile che spiove appena fuori l’area di rigore e conclude al volo. Tiro non irresistibile corretto in modo determinante dal piatto mancino di Arena che gela Sorruntino e regala il primo boato del Granillo alla “nuova Reggina”.
Un vantaggio meritato che sembrerebbe incalare il match al sicuro per la squadra di casa. Così non è. Gli amaranto arretrano a protezione di un risultato prezioso ma è la paura, complice la mancanza di ossigeno ed energie, a prevalere sull’attenzione nella manovra adesso difensiva. La Sarnese trova insperatamente coraggio ed alza il baricentro, confortata dalle mosse di mister Esposito che pesca dalla panchina Iovene per un impalpabile Simonetti.
E’ lui a puntare ripetutamente Dentice e dare sfogo e profondità al gioco campano, lui a impattare al volo un cross di Gabbiano mandandolo a pochi centimetri dal palo. Cozza corre ai ripari e lancia Bramucci per Zampaglione, poi Corso per un esausto Riva: muscoli e sostanza per opporsi al forcing finale di una Sarnese indomita.
Reggio Calabria traballa durante i lunghissimi cinque minuti di recupero, ma resta in piedi. Un successo meritato e di sostanza, in pieno stile Reggina. E’ la festa dei circa 5000 presenti. Si leva alta la voce amaranto. Ora anche l’erba del Granillo sa chi è quella squadra, in attesa che anche storia e federazione restituiscano il proprio glorioso passato a questo club.
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