E’ tornato a Reggio Calabria, Francesco Acerbi, in una calda serata di inizio luglio. E’ tornato e ha riabbracciato una città che non lo ha dimenticato e che egli stesso non dimenticherà tanto facilmente. Il suo ritorno sullo Stretto però, ha poco a che fare con il mondo del calcio.
Presso il Circolo del Tennis “Rocco Polimeni” si è tenuta una conferenza, presieduta dal collega Giuseppe Caridi, per presentare il libro autobiografico scritto dall’ex difensore amaranto, con la preziosa collaborazione del giornalista Alberto Pucci di Mediaset, dal titolo “Tutto bene – La mia doppia vittoria sul tumore”. In questo libro, i cui proventi saranno devoluti al Centro di oncobiologia sperimentale dell’università di Palermo, Acerbi racconta se stesso prima di compiere lo spiacevole incontro con il tumore, e il se stesso dopo la malattia, una persona per alcuni aspetti molto cambiata.
Nel corso dell’incontro, Acerbi ha raccontato diversi aneddoti riferiti alla vita e alla carriera; ha parlato del suo rapporto conflittuale con il padre, degli attestati di stima ricevuti negli anni dai vari allenatori, convinti dalla grinta e dalla determinazione messe in campo dal ragazzo; la difficoltà nell’accettare la malattia, il dolore frustrante nel sentirsi etichettato come “atleta dopato”, quando in realtà l’anomalia nelle analisi era dovuta a qualcosa di ben peggiore rispetto ad un medicinale proibito.
Tra le tante tematiche affrontate, Francesco Acerbi ha anche parlato della Reggina, quella in cui egli visse una splendida avventura e quella che da diverso tempo versa in gravi condizioni: “Prima di venire a Reggio, Benny Carbone mi avvisò dicendomi che di questa città si corre il rischio di innamorarsi, e infatti andò così per me. Eravamo un gruppo giovane, allegro, sempre unito e compatto. Eravamo una vera squadra e ho un ricordo magnifico di quella stagione, nonostante la beffa di Novara. Ho stretto un forte legame di amicizia con Bonazzoli, ma andavo molto d’accordo anche con Zizzari, Cosenza e Viola, solo per citarne alcuni. Seguo ancora le vicende della Reggina, e mi è molto dispiaciuto assistere da lontano a queste ultime difficili stagioni; spero vivamente che riesca in breve tempo a risollevarsi e tornare nelle categorie che più le competono. Il presidente Foti si è sempre comportato bene con me, è una persona forte caratterialmente: prima di firmare per la Reggina stavo per accasarmi altrove, ma Foti mi fermò impedendomi di firmare per un altro club, convincendomi con poche parole, semplici ma decise. Ho saputo che ultimamente è stato poco bene, gli auguro di guarire al più presto.”
Acerbi parla delle emozioni ricevute dai tifosi amaranto, degli amici reggini e di un futuro lontano che potrebbe vederlo nuovamente con la maglia della Reggina: “Ricordo con un brivido l’urlo del ‘Granillo’ quando segnai il mio primo gol su punizione; fu una gioia indescrivibile che rivivo nitidamente ancora adesso come fosse stato ieri. A Reggio ho ricevuto tanto affetto da parte dei tifosi, ma ho anche stretto solidi legami di amicizia con alcune persone eccezionali, con cui sono sempre in contatto e che vengo a trovare volentieri appena possibile. Quest’anno ho raggiunto la Nazionale grazie a mister Conte, spero di farne parte per più tempo possibile; nel mio cuore però ci sarà sempre l’amaranto della Reggina, e come ho già detto più volte negli ultimi anni, mi piacerebbe poter chiudere la carriera proprio a Reggio Calabria, sarebbe un’occasione che se si presentasse non potrei mai rifiutare.”
Il grande carattere di un ragazzo che nella vita è stato colpito duramente più volte, ma che con una grande forza di volontà ha saputo sempre rialzarsi e sorridere di fronte alle ombre nefaste che gli si ponevano davanti. E adesso, dopo una dura battaglia, Francesco Acerbi riesce a scorgere la luce del sole attraverso nuvoloni grigi sempre più radi; con le esperienze narrate nel suo libro vuole trasmettere lo stesso messaggio di forza e di speranza a chi, come lui o più di lui, è costretto a combattere ogni giorno contro un male che, spesso, danneggia più emotivamente di quanto già non faccia fisicamente.
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