Gioia per aver salvato il calcio professionistico a Reggio, soddisfazione per aver dimostrato con i fatti attaccamento e senso di appartenenza. L’intervista concessa da Gaetano Ungaro a Reggionelpallone tuttavia, si arricchisce di un ulteriore capitolo che merita di essere raccontato a parte, perché è stato proprio quel capitolo a riscrivere la storia: i playout con il Messina. Il trionfo amaranto sui ‘cugini’ giallorossi, nasce già prima di scendere in campo. “Ancora dovevamo andare a Martina Franca per gli ultimi 90 minuti del campionato– dichiara il difensore amaranto-, ma quasi tutti ci davano già per spacciati: nell’ambiente non si parlava d’altro che della sconfitta del Messina in casa del Savoia, mentre noi pensavamo solamente ad ottenere il massimo dalla gara che ci riguardava direttamente, perché la società continuava a dirci che il ricorso al Coni poteva cambiare le carte in tavola, dando un senso fondamentale ad un eventuale successo in Puglia“. In campo, va tutto come ci si aspettava: la Reggina è momentaneamente in serie D, ma continua ad aspettare i playout. “Abbiamo continuato a crederci, senza mai farci prendere da insicurezze o paure. Silenzio, fiducia e testa al campo, il tutto contrassegnato da due sedute d’allenamento al giorno. Una situazione surreale, ma come ho detto prima credevamo nel ricorso presentato dalla società , e volevamo farci trovare pronti per il derby che avrebbe deciso la stagione“.
Una fiducia ripagata dai fatti, visto che il 21 maggio il Coni restituisce 2 punti al club di via delle Industrie, riscrivendo la storia dei playout. “Un sospiro di sollievo– prosegue-, per un gruppo che oltre alla fiducia ed alla serenità ha iniziato ad acquisire tanto entusiasmo. Sapevamo di avere tutte le carte in regola per vincere questi playout, non volevamo neanche pensare ad un epilogo diverso, perché i nostri tifosi avevano sofferto già troppo...”.
L’andata del derby che vale una stagione, viene subito ‘infiammata’ da alcune dichiarazioni provenienti dall’altra parte dello Stretto. “Gli sfottò tra i tifosi ci stanno, ma sinceramente non capisco proprio tutti quei post sui social network, in cui i giocatori del Messina si dichiaravano sicuri di vincere al Granillo. I derby si vincono sul campo, non con le chiacchiere: parlandone tra di noi, abbiamo capito che tutti quei loro proclami in realtà nascondevano nervosismo e preoccupazione...”. Il campo infatti, dà ragione alla Reggina e fa crollare i proclami peloritani: ma ancora non è finita, ancora c’è un ritorno da giocare, e gli amaranto non possono assolutamente perdere. “Anche nei giorni che hanno accompagnato la gara di ritorno, leggevamo continue provocazioni da parte dei nostri colleghi, alcune delle quali da un lato ci infastidivano, dall’altro ci rendevano ancora più consapevoli dei loro timori. A tutto questo, si sono aggiunte le dichiarazioni letteralmente fuori luogo di Ferrigno: un dirigente dovrebbe placare gli animi e riportare il sereno, ed invece il direttore sportivo del Messina ha preferito buttare benzina sul fuoco, con frasi al veleno. Comunque sia, la nostra parola d’ordine rimaneva una sola: non rispondere a nessuna provocazione, non dire neanche una parola. Lavoro, sacrificio e duri allenamenti: la risposta, l’avremmo data sul campo, perché noi a Messina non volevamo pareggiare, noi a Messina volevamo vincere...“.
Sabato, 30 maggio, Messina-Reggina: qui si deve fare la storia, qui non ci sono prove d’appello o seconde possibilità . “Nella gara di andata, la Reggina Calcio ed i suoi tifosi hanno tenuto un comportamento esemplare, mostrando rispetto e maturità . Lo stesso, non si può dire per quanto riguarda il ritorno, visto che già all’arrivo nei pressi dello stadio, il nostro pullman è stato colpito da alcuni oggetti. Abbiamo capito quale sarebbe stato il clima anche durante il riscaldamento, quando sentivamo qualcuno dirci che saremmo andati in svantaggio già nel primo tempo“. Ed invece, il primo tempo si conclude a reti bianche, ed all’intervallo gli animi si surriscaldano ulteriormente. “Non è giusto né professionale riportare nei dettagli i fatti relativi al tunnel che porta negli spogliatoi, ma vi posso assicurare che è successo di tutto. La cosa che ritengo ingiusta, in tutto questo, è che a pagare con le squalifiche siano stati Tedesco, Aronica e Cirillo, mentre da parte loro sia stato sanzionato solamente Ferrigno. Insomma, i provvedimenti secondo me non rispecchiano affatto quanto realmente accaduto“.
Veleno, speranze,  angosce, lotta senza esclusioni di colpi: poi, il gran finale. “Sin dal primo minuto del secondo tempo dalla loro curva arrivavano in campo fumogeni e monetine, immaginate voi quello che ci hanno potuto tirare durante le battute finali. A cosa pensavamo in quei momenti? A difendere la nostra porta, a non farli passare, a continuare a dimostrare la nostra superiorità .  Quello che ci arrivava addosso non importava, era come se non esistesse. Dovevamo salvare la Reggina ed andare ad esultare sotto i nostri tifosi, per chi è sceso in campo al San Filippo contava solo quello. Abbiamo sofferto e combattuto insieme, fino a vedere il pallone gonfiare la rete dopo il colpo di testa di Balistrieri. Quello che ho provato in quel preciso istante non so nemmeno descriverlo, ma sono sicuro che è la stessa sensazione che ha provato il più accanito tifoso della Reggina...”.
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