Che il dopo partita di Ischia-Reggina dello scorso novembre fosse stato particolarmente nervoso era cosa nota; le versioni ufficiose, tuttavia, erano molteplici. Risaputo che ci fosse stata una rissa tra due calciatori amaranto, Gaetano Ungaro e Mattia Maita, molti addebitavano una presunta aggressione ai danni del centrocampista siciliano anche al presidente Foti.
I fatti sono stati oggetto di una denuncia alla procura federale con conseguente deferimento con richiesta di squalifica di 3 turni per il difensore e di 3 mesi per il presidente.
E’ seguito un dibattito, oggi la sentenza del TFN: Gaetano Ungaro è stato squalificato per 2 giornate, il Presidente Foti è stato assolto da ogni capo d’imputazione.
Le motivazioni della sentenza della giustizia sportiva – in estrema sintesi – risiedono nel fatto che sull’aggressione di Ungaro a Maita siano stati trovati riscontri oggettivi. Non, invece, sulla stessa presunta condotta del presidente Foti. A smentire l’accusa avanzata da Maita, infatti, la testimonianza del poliziotto presente negli spogliatoio dello stadio di Ischia e addetto al mantenimento dell’ordine pubblico.
Maita aveva affermato (riportiamo testualmente dalla sentenza emessa dal TFN) che Ungaro lo avesse “colpito con alcuni calci sul fianco sinistro e sul braccio proteso per difendersi” e che Foti si fosse “scagliato contro di lui afferrandolo con entrambe le mani per il collo e rivolgendogli una minaccia di morte. ‘Io ti ammazzo’.”
L’agente ha invece contraddetto la versione del calciatore spiegando che “Foti ha preso per la maglia, non per il collo, Maita spingendolo contro il muro nell’intento di dividere i due calciatori che erano venuti alle mani” Non c’è traccia, invece, della presunta frase minatoria nella deposizione del pubblico ufficiale.
Il Tribunale Federale Nazionale ha ritenuto la testimonianza dell’agente come la più valida tra tutte quelle prodotte (sentiti numerosissimi calciatori della Reggina, con dichiarazioni contrastanti) in considerazione del ruolo di poliziotto che stava appunto svolgendo, e dunque super partes rispetto ai contendenti, ed anche alla luce che – nel frattempo – si legge nella sentenza, le dichiarazioni prodotte da Maita avevano perso credibilità poichè “indirizzate” da un evidente astio nei confronti del Sig. Foti.
A tal proposito, peraltro, Maita aveva imputato alla Reggina e a Foti l’esclusione dalla rosa successiva a quanto accaduto adducendo come motivazione proprio la lite oggetto della denuncia. Foti ha invece spiegato che il giorno dopo i fatti Maita si fosse presentato in sede chiedendo un aumento dell’ingaggio o la cessione ad altra squadra nel mercato di gennaio. Richieste che furono respinte. A seguito di questo “no”, Maita ha fatto pervenire alla Reggina una serie di certificati medici che lo “esoneravano” dagli allenamenti. Chiamato a testimoniare su quanto accaduto, il Responsabile Sanitario della Reggina, dott. Pasquale Favasuli, ha confermato la veridicità del certificato medico redatto dal Pronto Soccorso di Messina il giorno dopo i fatti contestati ma ha espresso delle perplessità su quelli pervenuti successivamente.
Alla luce di quanto emerso, il TFN ha ritenuto fondate soltanto le accuse mosse ai danni di Gaetano Ungaro. Dalle prove trovate e dalle testimonianze offerte si ha oggettivo riscontro della rissa avvenuta. Esiste, infatti, il certificato medico del pronto soccorso di Messina dove Maita è stato visitato e le testimonianze rese dai presenti (calciatori e addetti alla sicurezza) seppure con alcune discrepanze sono convergenti.
Di conseguenza ha inflitto una squalifica per due giornate che Gaetano Ungaro dovrà scontare nel prossimo campionato.
Dalla ricostruzione dei fatti e dalle testimonianze raccolte non si ha, invece, riscontro della presunta aggressione (se non verbale o atta a dividere i due protagonisti della rissa) perpetrata da Foti il quale, di conseguenza, è stato assolto da ogni accusa.
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