Scarpa chiude il sipario: la stagione della Reggina è finita con largo anticipo. Il pareggio interno con il Savoia è una sentenza sportiva, prim’ancora che arrivi quella della giustizia che discuterà il ricorso amaranto, sulle residue ambizioni di poter conservare la categoria ed il professionismo: inesistenti. Al Granillo finisce 2-2, le ultime tre partite altro non saranno che vuota vetrina verso la Serie D.
COME IN UN FILM –  Si chiama “volontaria sospensione dell’incredulità ” ed è il principio che permette allo spettatore di godere di un’opera teatrale o cinematografica accettando, citiamo testualmente, “le limitazioni nella storia presentata, sacrificando realismo e occasionalmente logica e credibilità per il bene del divertimento”. Essendo il calcio, oltre che contesa sportiva e manifesto sociale, anche uno spettacolo non può esser che questo l’approccio di chi assiste a Reggina-Savoia.
Una gara che, per avere un senso compiuto, dovrebbe avere come epilogo la vittoria della squadra dello Stretto, subordinata comunque ad un felice esito del dibattito giudiziario riguardante la restituzione di 10 dei 12 punti sottratti con la penalizzazione e ad un finale di campionato esaltante per una squadra che invece, nelle precedenti 34 partite, ha preso schiaffi da chiunque.
VANTAGGIO OSPITE – Più che di sospensione dell’incredulità sarebbe necessario parlare di profonda ipnosi quando il Savoia, dopo appena sei minuti, passa in vantaggio con Di Piazza sugli sviluppi di un corner e della consueta dormita della retroguardia amaranto. Ci sono un paio di conclusioni di Insigne, l’inserimento di Balistreri per Ammirati ed il cambio di modulo, ma ciò che contraddistingue la prima frazione è la desolante disperazione amaranto.
RISCOSSA AMARANTO – I primi minuti della ripresa appartengono alla letteratura horror. Alberti cerca la svolta inserendo Masini per un inguardabile Armellino. La prima, vera, clamorosa chance per gli amaranto è frutto del caso quando un tentativo di cross di Cirillo sbatte sul palo: è la scossa. Un minuto dopo un affondo di Insigne permette a Viola di insaccare il pallone del pareggio.
Il gol rianima la Reggina: Insigne sfiora il palo, Masini davanti al portiere tarda la conclusione e si fa recuperare, ancora Insigne trova pronto Gragnaniello. Tra il 60′ ed il 65′ gli uomini di Alberti producono molto più di quanto (nulla) avessero offerto nella prima ora di gioco. Uno scontro costringe il neoentrato Masini ad alzare bandiera bianca, è il momento di Di Michele: sarà lui a firmare il rigore del sorpasso, assegnato agli amaranto dopo un assolo di Viola.
BRUSCO RISVEGLIO – E’ il pallone della speranza, ma non della vittoria. Poteva essere il gol che avrebbe sospeso ancora l’incredulità di chi, tra i tifosi amaranto, avrebbe avuto ancora l’eroica energia di credere nei sogni. Nei miracoli. Scarpa, invece, inventa un tracciante che bacia la rete alle spalle di Belardi e fissa il risultato sul pari al 90′. Degna conclusione di una stagione maledetta.
Assistere alle ultime scene di questo film augurandosi che la trama fin qui drammatica possa conoscere un epilogo felice – è un monito per la tifoseria – badate bene, è solo un’illusione.
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