“E’ la partita della vita. Quella in cui non si può assolutamente sbagliare. Quella in cui conta solo ed esclusivamente vincere“. Pensando alla gara di oggi pomeriggio con l’Ischia, ci rendiamo conto che abbiamo già usato queste espressioni nel recente passato. Era successo con l’Aversa e contro il Melfi, altre sfide in cui gli amaranto, per garantirsi la sopravvivenza, non avevano alternative ai tre punti. Altro giro, altra corsa, stessa storia. Le recenti penalizzazioni hanno reso il sentiero nuovamente ripido e pericolosissimo, per provare a rialzarsi serve un’altra impennata, un altro scatto d’orgoglio. E serve adesso, perché non c’è possibilità di appello, perché il confine tra la speranza ed il baratro è sottilissimo.
Già , la speranza. La Reggina vista nelle ultime tre settimane, ci spinge a coltivarla. Una squadra viva, che crede in ciò che fa, che schiuma di rabbia. Lo si è visto anche sabato scorso, contro un avversario come la Salernitana, che potrebbe tranquillamente fare la sua figura anche in serie B. Trenta minuti col cuore nelle mani ed il coraggio di chi vuole alzare la testa, che purtroppo non sono basati a portare dall’Arechi almeno un punto. Stavolta non per demeriti propri (a parte la troppa libertà concessa in occasione del secondo gol granata), ma per meriti altrui. Alcuni maestri del calcio, dicono che una grande squadra la vedi soprattutto quando non è in giornata, ma le bastano pochi minuti e qualche lampo del singolo, per colpirti e farti male. E’ proprio quello che è riuscita a fare la capolista: due tiri, due grandissime giocate individuali e due gol, per poi “nascondere” il pallone a proprio piacimento nella ripresa, e gestire un vantaggio che per quanto visto nel primo tempo sembrava le fosse caduto dal cielo.
Gli amaranto però, contro quella corazzata hanno fatto una grande figura: hanno combattuto, hanno dato il massimo. Non riconoscerlo sarebbe ingiusto ed ingeneroso, non riconoscerlo significherebbe ridurre qualsiasi giudizio al risultato finale. Se la Reggina conserva il recente spirito, almeno sul campo può ancora farcela. La risposta, in tal senso, arriverà tra qualche ora…
No, non ci siamo dimenticati di tutto il resto. La battaglia non è solo sul campo, siamo i primi a saperlo e continuiamo a monitorare giornalmente la situazione. La salvezza passerà obbligatoriamente anche attraverso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e della Lega. Attraverso una classifica di fatto fasulla, che verrà riscritta chissà quante altre volte, all’insegna di un sistema sempre più inguardabile e sempre meno credibile. Incentivi all’esodo, deferimenti, emolumenti, ritenute Irpef, contributi, cessioni, somme da versare e da reperire. Terminologie e concetti che fanno venire il mal di testa solo a pensarci, ma che sono lì, e pesano come una spada di Damocle. Ricominceremo a pensarci ed a prenderli in considerazione a partire da domani. Ma oggi no. Oggi in campo ci sono quei colori che ci hanno fatto innamorare quando eravamo bambini, c’è quel brivido che nonostante tutte le amarezze ed il grigiore degli ultimi periodi continua ancora a correre dietro la schiena. C’è una partita da vincere, perché solo vincendola avrebbe senso prepararsi ad un finale di stagione che si preannuncia “caldissimo”, e non ci riferiamo ovviamente al cambio di temperature…
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