Nessun pesce d’aprile, è l’amara verità : la Reggina cade ancora, frana rovinosamente in una gara senza appello. L’Ischia conquista il Granillo e allunga, lasciando gli amaranto desolatamente ultimi. In attesa dei verdetti delle aule della giustizia sportiva, il campo condanna la squadra dello Stretto che, a cinque giornate dal traguardo, acquista la consapevolezza che il dilettantismo è molto più che un’ipotesi. Bisognerebbe credere ai miracoli: fanno parte dello sport, certo, ma per precisa definizione restano, “fatti che si ritiene dovuti a un intervento soprannaturale, in quanto vanno oltre le possibilità dell’azione umana”. E’ tutto ciò che resta, in questo momento, del calcio a Reggio Calabria.
ORA O MAI PIU’ – Dimenticate la Serie A e le vetrine scintillanti dietro le quali gli amaranto si sono esibiti per anni. Dimenticate il blasone, il prestigio, il fascino che la maglia della squadra dello Stretto è riuscita a guadagnare. Il passato, anche se prossimo, è un monito, è motivo d’orgoglio, ma non porta punti. Tutto ciò che conta, oggi, è l’attualità : il presente dice, senza timore di smentita, che Reggina-Ischia è la partita della vita.
Gli uomini di Alberti non hanno alternative alla vittoria. In luogo dello squalificato Cirillo agisce Camilleri, tra i pali rientra Lele Belardi, il tema tattico dell’incontro ricalca quello della sfida con il Melfi: al 3-5-2 della Reggina si oppone il 4-3-1-2 isolano. L’Ischia non disdegnerebbe un pari, è evidente dall’atteggiamento della squadra di Maurizi che in avvio soffre la pressione amaranto.
TREMA IL PALO – Viola al quarto d’ora quasi rompe il palo con un sinistro violentissimo che, tuttavia, non cambia il punteggio. Questione di centimetri. Gli stessi che ad un passo dal termine del primo tempo permettono a Camilleri un miracoloso recupero in scivolata opponendosi a Ciotola, pronto a battere Belardi a colpo sicuro. Non ci sono ulteriori, significativi sussulti. Le reti bianche all’intervallo quale naturale conseguenza di un incontro cui la Reggina non riesce più ad imprimere ritmo, permettendo lo sviluppo di una sfida che agli argomenti tecnici preferisce il tema della battaglia.
GELO AL GRANILLO – Inizia la ripresa e la Reggina è subito sotto. Passano pochi secondi e la difesa amaranto permette a Sirignano di saltare solo ed indisturbato nel cuore dell’area di rigore battendo un incolpevole Belardi. Incredibile disattenzione, considerato che l’autore del gol, statuario difensore centrale, era la principale minaccia su palla inattiva. Si riparte e la Reggina sfiora l’immediato pari: il tap-in di Camilleri in seguito ad un corner è ribattuto sulla linea da Giordano. Balistreri per Viola è la prima mossa di Alberti.
DISPERATAMENTE – Si alza il baricentro amaranto ed allo stesso tempo ritmo e percentuale di errori: la disperazione muove la Reggina, l’Ischia si arrocca dietro con il 4-5-1. A 20 dalla fine, Di Michele in campo per Camilleri e Alberti opta per un 4-3-2-1 con l’attaccante di Guidonia e Insigne alle spalle di Balistreri a caccia di un miracolo. Una punizione dell’ex capitano diretta all’incrocio trova il guantone di Giordano prima di incontrare la rete. Massimo sforzo, c’è Masini per Maimone ma prim’ancora di capire quale sia il nuovo atteggiamento tattico la Reggina resta in 10 per una quantomeno fantasiosa espulsione diretta comminata a Benedetti per una presunta gomitata a Fumana.
Sei minuti di recupero non cambiano la sostanza: Armellino non riesce a correggere in rete una sponda di Balistreri, il risultato ha il suono sinistro di un verdetto. “La gara della vita” è persa. E’ difficile, a questo punto, credere che il campionato della Reggina non sia finito qui. Sempre che non si voglia credere ai miracoli…
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