Il Bocale si trascina da un’intera stagione il problema del gol. Catanzaro e Saviano, i due attaccanti più prolifici, hanno realizzato complessivamente solo 11 reti (6 per il talento classe ’95, mentre sono 5 quelle messe a segno dal capitano). Per sopperire a questo problema, a fine dicembre giunse alla corte di Lo Gatto il centravanti Gabriele Di Fiore, fisico da corazziere, ottimo senso della posizione, implacabile sui palloni alti. Questo almeno accadeva in pieno inverno. Da oltre un mese infatti, Di Fiore fatica a ritrovarsi; anche contro il Brancaleone è andato incontro ad una prestazione incolore: fuori dal gioco, privo di mordente, in ritardo su ogni pallone, quasi mai in grado di favorire i compagni sfruttando il suo fisico imponente. Per lui una sola occasione da gol nei 52 minuti disputati.
Dal suo arrivo al Bocale, Di Fiore ha disputato 12 partite, di cui 10 da titolare, realizzando finora solo 3 reti in 887 minuti giocati, per una media di 1 gol ogni 296’, non certo un ritmo da trascinatore. Ma se nelle prime gare del girone di ritorno, tanta sfortuna con alcuni legni colpiti e portieri in giornata di grazia, negarono alla punta di Lo Gatto la gioia del gol a coronamento di prestazioni tutte grinta e volontà , nelle ultime settimane si è visto un Di Fiore spento, lento e macchinoso, capace anche di sbagliare gol abbastanza semplici.
La domanda a questo punto sorge spontanea: qual è il ‘vero’ Di Fiore? Di certo, se il ragazzo non offrisse a mister Lo Gatto determinate garanzie durante la settimana, non verrebbe schierato dal primo minuto, portando il tecnico a scegliere un diverso modulo di gioco, con l’inserimento di punte rapide quali Mileto o Astuto; per lo stesso motivo, è da scartare l’ipotesi di una condizione fisica non ottimale. Possibile invece che si tratti solo di un approccio psicologico non perfetto da parte del ragazzo, al momento di entrare in campo: nei duelli con gli avversari appare spesso intimorito e spaesato, mentre nell’istante in cui, palla al piede, dovrebbe ragionare e decidere il da farsi, agisce con la frenesia tipica di chi teme di sbagliare, stritolato nelle diaboliche spire dell’insicurezza.
Per il suo bene e per il bene del Bocale, Gabriele Di Fiore deve ritrovare la serenità e la fiducia nei propri mezzi, perché in questa volata-salvezza la cattiveria agonistica e il desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo faranno la differenza, insieme ai gol, che il bomber partenopeo è chiamato a realizzare.
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