Due partite da incorniciare, due prestazioni di assoluto rilievo passate quasi sotto traccia, perchè basso è sempre stato il profilo che il calciatore in questione ha inteso tenere. Gaetano Ungaro è un ragazzo silenzioso e professionale, rientrato in punta di piedi alla Reggina quest’estate, la stessa squadra che lo aveva formato facendolo esordire in Serie A e consegnato alle Nazionali giovanili azzurre prima di un lungo peregrinare (Melfi, Taranto, Cosenza, fino all’Hinterreggio) senza che arrivasse la definitiva esplosione.
La nuova chance in amaranto è accompagnata dal mormorio di buona parte dell’opinione pubblica che allude alla nota parentela che lo lega al massimo dirigente amaranto. Le sue prime prestazioni, è bene riconoscerlo immediatamente, non sono all’altezza del talento che lo aveva consacrato quale uno dei giovani centrali più interessanti ai tempi delle esperienze in azzurro; ciò non fa che aumentare i decibel del disappunto di chi, con lui, pazienza non ne ha mai avuta.
“Nemo propheta in patria”, a queste latitudini ci si sono già scontrati in tanti. Lo ha fatto anche lui ed ha rischiato di naufragare insieme alla retroguardia amaranto che, specie nel girone d’andata, è stata spesso in balia delle onde. Regolari tempeste delle quale lui, altrettanto frequentemente, ha fatto da capro espiatorio. Più di qualche volta – è la nostra opinione – in modo piuttosto fazioso, peraltro.
Iniziato il campionato come ultima scelta del pacchetto arretrato (appena 6′ giocati nelle prime 6 partite) ha scalato le gerarchie con il passare delle giornate, facendo leva anche sulla propria duttilità tattica. Terzino destro ed anche mancino, centrale difensivo, Ungaro è stato impiegato in ogni posizione della retroguardia dai vari tecnici che si sono susseguiti sulla panchina della Reggina, provando a colmare con la propria disponibilità le lacune di varia natura che nel corso delle settimane hanno gravato gli amaranto. A volte c’è riuscito, altre no, ma è difficile non riconoscergli innanzitutto quell’attaccamento alla maglia che, lui, non ha mai fatto mancare.
Ci sono due gol ad arricchire la sua stagione (quello con la Paganese decisivo per raggiungere il pari) e soprattutto le ultime due prestazioni, con Aversa e Melfi, che lo hanno segnalato tra i migliori in campo nel momento decisivo del campionato della Reggina.
Avrà fatto ricredere qualcuno, probabilmente, ma siamo certi non sia questa la sua gratificazione maggiore. C’è il suo volto felice, reggino vestito d’amaranto, stretto accanto a Di Michele appena dopo la rete che ha fatto impazzire il Granillo sabato scorso. E’ il campo l’unico giudice, così Ungaro ha iniziato a stoppare critiche ed avversari.
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