Non saranno stati diecimila, ma i 3035 presenti al Granillo hanno vissuto una giornata storica. La Reggina stende il Melfi, non sarà il Real Madrid ma è il peso del successo ottenuto a distillare emozioni in quantità epica. “Ti rincontrerò un giorno, ma non adesso, non ancora”, dal set del Gladiatore a Reggio Calabria, le stesse parole le pronuncia una squadra che guardando negli occhi il ritorno in interregionale, a distanza di 60 anni, dopo il vantaggio del Melfi è protagonista di una rimonta commovente, capace di ribellarsi a quello che appariva il proprio inevitabile destino. Armellino rialza i suoi, Di Michele suggella l’impresa. L’urlo finale è amaranto: la Reggina scavalca Ischia ed Aversa e guarda da vicino il Messina. Peccato per chi è rimasto a casa…
SI RIPARTE DA AVERSA – Una vittoria allunga la vita. Il rigore realizzato da Viola, che ha permesso alla Reggina di sbancare Aversa, come la telefonata cui Massimo Lopez si affidava in un vecchio spot della Sip per allontanare il momento dell’esecuzione del plotone che lo attendeva. I fucili puntati al petto della Reggina sono le poche partite rimaste fino al termine della stagione, prima che arrivi la sentenza cui l’ultimo posto attualmente occupato in classifica condannerebbe gli amaranto. E’ da lì che riparte Alberti: stessi undici iniziali, con Ungaro per l’infortunato Aronica, e stesso spirito pugnace che al Bisceglia ha fatto la differenza. Al Granillo arriva il Melfi per un vero spareggio salvezza.
CONTROMISURE – I lucani occupano la prima posizione utile per la salvezza diretta, la Reggina si oppone al loro rombo di centrocampo con una mediana a tre, chiedendo ad uno tra Viola e Insigne di occuparsi del vertice basso e a Salandria di tenere d’occhio il trequartista avversario. L’approccio alla gara degli uomini di Alberti è positivo: pur evidenziando la propria esigua qualità la Reggina sopperisce con una concentrazione eccellente che costringe il Melfi sulla difensiva.
SALANDRIA IN CATTEDRA – I primi trenta minuti si giocano nella metà campo ospite, gli amaranto avvolgono ma non stritolano: quando Salandria trova il varco buono, Perina è esemplare sul suo diagonale. Al primo affondo i gialloverdi rischiano di passare ma Caturano non trova il tempo per la coordinazione e grazia Kovacsik, così al minuto 45 Salandria fa nascere dai suoi piedi un pallone fatato che taglia la retroguardia e pone Insigne di fronte al portiere. Dribbling e conclusione debole, ribattuta dal disperato intervento sulla linea di porta di Dermaku: non vale il vantaggio ma è sufficiente per ribadire la superiorità della Reggina e farle guadagnare gli applausi al rientro negli spogliatoi.
GELO AL GRANILLO – L’intervallo non spezza l’inerzia e si riparte con un deja vu: un calciatore della Reggina solo davanti al portiere avversario. Questa volta è il turno di Viola, abile a scartare Perina e sfortunato nell’angolare troppo il destro nel tentativo di beffare la linea maginot costituita dai quattro calciatori del Melfi precipitatisi a difesa della rete. Spinge la Reggina, ma si piega alla legge del calcio: gol sbagliato, gol subito. Kovacsik subisce un contrasto durante un’uscita e perde il pallone. Non è fallo, il contatto è con Cirillo, Agnello spinge in rete il pallone della disperazione amaranto.
IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO  – Subire un gol, questo gol, dopo una partita interamente condotta, pur con tutti i limiti dai quali questa Reggina è gravata, potrebbe esser letale. Gli amaranto guardano il baratro, ma non si rassegnano. Insigne libera Armellino nel cuore dell’area, destro a giro che sfiora l’incrocio. Il pubblico impreca, non sapendo che saranno solo le prove tecniche del pari: su cross di Maimone, lo stesso Armellino batte Perina con un colpo di testa in tuffo concretizzando così la quinta, nitida chance creata dalla squadra di Alberti.
INCANTESIMO SPEZZATO – Ribolle, il Granillo. Venti minuti a disposizione per piazzare il guizzo vincente, vitale. Lotta senza quartiere, intensità massima, amaranto sbilanciati, gara apertissima. C’è Di Michele per Gallozzi, poi Balistreri per Viola. Una sponda dell’ariete ex Torres libera Insigne che umilia Dermaku sull’allungo e consolida il clichet dell’incontro guardando negli occhi Perina prima di tirargli addosso il pallone del possibile sorpasso. Non è finita, perchè anche Balistreri si macchia dello stesso crimine capitale: lanciato da Di Michele riesce nell’impresa di colpire il portiere, calamita per il pallone che pare non abbia alcuna intenzione di colpire quella rete che la Reggina meriterebbe oltre ogni ragionevole dubbio.
Sembra finita, ma non lo è. Perche Eupalla, dea del calcio dipinta da Gianni Brera, dopo aver mostrato il suo volto crudele esibisce quello più esaltante, accompagnando alle spalle di Perina la sfera calciata da David Di Michele in pieno recupero: epilogo sacrosanto di una partita memorabile. Occhio, la Reggina è più che mai viva…
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