Fortuna che almeno gli ultras amaranto non hanno perso il sense of humor, seppure con sfumature noir. “Tutti a Roccella”, “Palmese stiamo arrivando”: la gara si chiude al ritmo degli amari cori che annuiscono all’ormai prossima retrocessione in D che appare, settimana dopo settimana, gara dopo gara, destino ineluttabile di ciò che resta di quella che un tempo fu la Reggina. Contro la Vigor va in scena l’ennesima impresentabile recita mal riuscita di una squadra, quella amaranto, svuotata di ogni principio tecnico, tattico, agonistico, priva perfino di dignità . Banchettano i biancoverdi che liquidano la Reggina con un gol per tempo e chiudono celebrando l’impresa con una foto sotto il tabellone di un Granillo, ormai terra di conquista, che recita uno 0-2 che i lametini consegnano alla storia.
LE SCELTE – E’ stato rivoluzionato tutto da inizio stagione nella Reggina. Uomini, tecnici, moduli: l’unico comune denominatore sono stati i disastrosi risultati raggiunti. Oggi, l’ennesimo nuovo sistema di gioco: Alberti si affida al 3-4-1-2. Maimone dietro la coppia Masini-Di Michele, Ungaro in difesa con Di Lorenzo che alza la sua posizione in esterno di centrocampo: il sacrificato è Gallozzi, oltre ad Insigne che scivola in panchina. Cambia anche il capitano, la fascia è stretta al braccio di Cirillo.
IMPRESENTABILI – In un Granillo surreale e desolante, complici la penosa stagione vissuta dagli amaranto e l’orario quantomai assurdo dell’incontro, spira il vento della contestazione. Se la gradinata annuncia lo sciopero del tifo con uno striscione eloquente, la Sud fa sentire la propria voce ma non sono carezze. Per nessuno. Stati d’animo completamente contrapposti. La Vigor arriva con l’entusiasmo di chi sta raggiungendo un’impresa ed esibisce la propria serenità seguendo lo spartito che conosce meglio, quello di un calcio scolastico, produttivo se applicato con la concentrazione che è nel DNA degli uomini di Erra. Passano subito i lametini sfruttando un flipper in area sul quale Aronica si addormenta permettendo a Montella di anticiparlo e spingere in rete il pallone che incanala il match ed acuisce il nervosismo dei presenti. Il riassunto del primo tempo è il presidente Foti che al minuto 35 abbandona gli spalti (con il cellulare in mano…) lasciando alle proprie spalle lo spettacolo indecente di un campo che evidenzia tutti i motivi per i quali la Reggina è ad un passo dal dilettantismo.
LA COPERTA E’ SEMPRE CORTA – Latita la qualità e se viene meno anche la personalità la Reggina è costretta ad uno straziante “giro-palla” che più che innescare l’attacco sembra mosso dalla necessità di liberarsi il prima possibile da un pallone avvelenato. Così, con il possesso che stagna inesorabilmente sulla trequarti avversaria in modo improduttivo, Alberti è costretto a rinnegare l’assetto a 3: Insigne rileva Aronica e dà vita così al tridente, Di Lorenzo scala tra i difensori. Non basta, l’encefalogramma resta piatto. Gallozzi per Salandria è la mossa disperata degli amaranto. Neppure il tempo di capire quale sia il nuovo assetto tattico e Del Sante sfrutta un indecente piazzamento difensivo della Reggina e spara in fondo alla rete il destro dello 0-2.
E’ il colpo del kappaò, è il gol che chiude il set tra Reggina e Vigor con i biancoverdi che tra le gare di andata e ritorno regolano la squadra dello Stretto con un tennistico 6-0. La Reggina perde il sesto dei sette derby giocati: è il punto più basso, non solo della gestione Alberti ma della storia recente e passata della Reggina. Il tecnico va verso l’esonero, ammesso che la stagione abbia ancora un senso.
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