Un timido sole si affaccia su Reggio Calabria facendo da cornice all’incontro: nessuna metafora tuttavia quest’oggi al Granillo. Il risultato, quello sì, rende assai più cupe le nubi che si addensano all’orizzonte della Reggina. I lucani sbancano al Granillo e lo fanno con merito, nonostante un arbitraggio quantomeno discutibile nel primo tempo e la nervosa reazione finale amaranto. Le partite sono sempre meno, la Reggina resta in fondo alla graduatoria.
Alberti rinnega l’inguardabile Reggina che si è esibita al San Vito. Spazio per Di Michele con Balistreri, in luogo dello squalificato Aronica agisce Camilleri. Gallozzi e Masini sulle corsie laterali. Fuori Zibert, oggettivamente il peggiore in campo a Cosenza, mediana affidata a Maimone ed Armellino: Alberti accetta l’uno contro uno rispetto alla coppia Iannini-Coletti schierata dal Matera, una delle migliori del campionato. La sua Reggina scende in campo con il 4-4-2.
Quindici minuti: tanto dura la partita degli amaranto. In quel ristretto arco di tempo, gli uomini di Alberti organizzano discrete trame di gioco sfruttando l’effimero brio di Di Michele che prova a trovare spazio alle spalle dei centrocampisti lucani. La coperta, come sempre in riva allo Stretto, è troppo corta. Se la Reggina prova ad attaccare, schierando contemporaneamente quattro uomini offensivi, complice la pessima giornata di Camilleri prima traballa, poi frana. E lo fa rovinosamente.
Le verticalizzazioni del Matera frantumano la squadra dello Stretto: Carretta si prende gioco del centrale siciliano e scava il pallone spedendolo appena sotto la traversa. E’ il minuto 25 e la rete seda definitivamente la Reggina, incapace almeno fino ai 20′ finali di proporre alcuna idea dignitosa di calcio, letteralmente dileggiata dalla superiorità tecnica, tattica e agonistica dell’avversario.
Madonia approfitta di una voragine nel cuore della difesa amaranto: inutile la diagonale di Di Lorenzo, cui manca il supporto dei centrocampisti che non scalano in copertura. Il suo destro incrociato manda il Matera all’intervallo sul doppio vantaggio rendendo vano l’ennesimo rigore (quantomeno dubbio) parato da Belardi pochi minuti prima a Letizia.
Iniziata la ripresa, Ungaro prende il posto di Camilleri ma la musica resta stonata in fase difensiva: in tre passaggi, tutti in verticale, il Matera taglia il campo e mette Carretta davanti al portiere, libero di depositare in rete il terzo pallone. Azione da manuale resa possibile dal cattivo allineamento di Di Lorenzo. Notte fonda.
Maimone accusa un problema fisico, Alberti pesca Salandria, poi Viola per Balistreri. Come spesso accade, l’ingresso dell’attaccante di Taurianova è elettrico e scuote dal torpore la Reggina. E’ proprio lui ad accorciare le distanze con un comodo tap-in ed a calciare verso la porta avversaria per tre volte nei 25′ a lui concessi, più di quanto i suoi compagni fossero riusciti a fare nei 65 precedenti.
L’antidoto Viola, però, si rivela insufficiente rispetto all’anestetico somministrato dal Matera alla Reggina nel primo tempo. Quantomeno tardivo, perchè Salandria intanto penetra nell’area materana e serve a Ungaro il pallone che fissa il risultato sul 2-3.
Troppo tardi per credere nei miracoli. La squadra della città dei Sassi chiude braccia al cielo e consolida i propri sogni, incubi per la Reggina costretta già a concentrarsi sulla trasferta che la vedrà opposta alla Lupa Roma. Il rischio è che a pensar sempre alla prossima partita ci si accorga che il campionato sia prossimo alla chiusura quando i buoi avranno già lasciato la stalla…
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