Una situazione tra il grottesco ed il drammatico, che sta mettendo in ginocchio una società che negli ultimi anni è stata tra le più importanti del panorama calcistico italiano. Senza soldi, ultimo in classifica, pronto a fallire: il Parma guarda in faccia l’incubo, i ricordi dei campioni che giocavano al Tardini e delle Coppe alzate al cielo sembrano lontani anni luce. Eppure, c’è chi dimostra ancora una volta i propri valori umani prima ancora che tecnici, dimostrando che le bandiere sono sempre più rare, ma non ancora ammainate. Sette stagioni in gialloblù, i gradi di capitano conquistati attraverso sudore e sacrifici. Alessandro Lucarelli, da vero leader, non ha alcuna intenzione di girare le spalle ai suoi colori. “Non abbiamo messo in mora la società – ha dichiarato il difensore classe ’77 alla Gazzetta dello Sport- perché farla fallire significa mandare a casa almeno duecento famiglie che lavorano per il Parma. Non sto pensando ai giocatori, la mia mente va a quei dipendenti che prendono, o dovrebbero prendere, mille euro al mese...”.
La partita con l’Udinese, non si è giocata perché il Parma non era in grado di garantire le minime condizioni di sicurezza “Ci volevano far giocare a porte chiuse-ha proseguito Lucarelli- ci siamo opposti. E chi pensa ai diritti degli abbonati che hanno pagato soldi all’inizio dell’anno? Il calcio si fa con i tifosi”. E se nessuno riuscisse ad evitare il fallimento? Anche in questo caso, la risposta è di quelle che danno gli uomini con la u maiuscola. Sono disposto a scendere anche in Lega Dilettanti e fare il capitano. Parma e il Parma sono dentro di me“.
Alessandro Lucarelli, un grande capitano. Lo stesso che in riva allo Stretto portava la fascia al braccio nel 2007, quando la Reggina di Mazzarri incantò l’Italia intera salvandosi con 11 punti di penalizzazione…
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