Guerriglia urbana nella città eterna. La tifoseria del Feyenoord, giunta a Roma per seguire la propria squadra impegnata nei sedicesimi di Europa League, ha prima gettato nel terrore Campo de’ Fiori poi si è trasferita in piazza di Spagna, uno dei luoghi più belli e famosi al mondo, devastandola. Seminato il panico e danneggiata la celebre Barcaccia di Bernini, sono arrivati gli scontri con la polizia che hanno portato a diversi arresti e feriti.
Questi i fatti. Premesso lo sdegno per l’accaduto, frutto di profonda inciviltà ed ignoranza, il cerchio delle responsabilità non può stringersi intorno ai soli hooligans olandesi. Indubbiamente i principali colpevoli di una pagina triste della vita della capitale, ma non gli unici.
Perchè – è lecito chiedersi – è stato permesso loro, nonostante fossero noti gli intenti violenti già segnalati dalla polizia olandese, di passeggiare in centro città come quieti turisti? Perchè – soprattutto – la maniacale attenzione e prevenzione, mai eccessiva ma sicuramente significativa, usata per garantire le condizioni di sicurezza in occasione delle gare tra squadre italiane non ha trovato la medesima applicazione?
“Lo Stato, che doveva garantire l’ordine pubblico, invece era assente”. Parole dell’assessore di Roma, Improta.
La guerriglia capitolina accade proprio mentre circa 700 km più a Sud, in riva allo Stretto, fervono i preparativi per la trasferta di Cosenza. Eppure, non ci sarà nessun esodo. Dimenticate i 400 di Lamezia, i 700 di Messina: i tifosi amaranto nella città bruzia saranno molti meno. La Sud, il cui gruppo organizzato è sprovvisto di Tessera del Tifoso, è stata costretta a disertare.
Il Cosenza non ha attivato la promozione “porta un amico” (legittimo, ci mancherebbe) che consente ad un tifoso tesserato di acquistare un biglietto per un tifoso non fidelizzato, facendosi garante. La questura ha peraltro preannunciato alla tifoseria amaranto di non raggiungere Cosenza priva di biglietto o con tagliando valido per altri settori dell’impianto, pena non solo il rientro a Reggio senza assistere al derby ma la minaccia di un DASPO.
Ed ecco il paradosso, perchè in Italia si va incontro ad una diffida anche per questo, oppure accendendo un fumogeno in uno stadio. Per una proporzionalità della pena, gli hooligans olandesi allora dovrebbero temere la sedia elettrica…
Così, Cosenza-Reggina vivrà senza il supporto ed il calore di parte degli ultras amaranto (presenti invece gli ultras della gradinata che hanno sottoscritto la tessera).
Lo Stato, assente a Roma per fronteggiare 6000 olandesi inferociti, mostra i muscoli limitando l’accesso al San Vito per il derby calabrese che, oggettivamente, presenta rischi decisamente meno rilevanti in tema di ordine pubblico.
Sottolineato che la critica non è rivolta certo alle Questure di Reggio e Cosenza che altro non hanno fatto che osservare le disposizioni ministeriali in merito, pare evidente si sia passati dalla colpevole sottovalutazione del rischio per i fatti della capitale all’eccesso inverso per la gara di domani.
La partita si svolgerà (ci si augura) nelle condizioni di più ampia e massima sicurezza ma ciò non implica non sarebbe accaduto lo stesso garantendo l’accesso al San Vito della tifoseria organizzata, anzi.
Ma soprattutto, la domanda da porsi è: sicuri che, con queste premesse, la direzione intrapresa da questo sport, inevitabilmente sorretto dal calore e dalla passione popolare, sia quella corretta?
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