Dopo un’interminabile sequenza di calci di rigore, la Costa d’Avorio si aggiudica la 30^ edizione della Coppa d’Africa. Un’edizione che passerà alla storia più per il suo travagliato percorso che per lo spettacolo, davvero minimo, visto in campo.
La manifestazione, svoltasi in Guinea Equatoriale, era stata inizialmente organizzata in Marocco. Tuttavia lo scorso autunno le autorità marocchine hanno chiesto il rinvio del torneo ad altra data, a causa dell’epidemia di ebola scatenatasi nell’Africa nord-occidentale. La Federazione Africana ha così deciso di togliere la manifestazione al paese magrebino, chiedendo anche un ingente risarcimento economico, affidandone l’organizzazione in tempi brevi all’unica nazione fattasi avanti: la Guinea Equatoriale.
Costa d’Avorio e Ghana hanno rispettato il pronostico della vigilia giungendo in finale con ben poche difficoltà : gli ivoriani hanno vinto un girone in cui si sono registrati solo pareggi, ottenendo l’unica vittoria ai danni del Camerun, ed eliminando con un doppio 3-1 Algeria e Repubblica Democratica del Congo, rispettivamente nei quarti di finale e in semifinale; i ghanesi invece, dopo la sconfitta contro il Senegal all’esordio, hanno fatto bottino pieno nei successivi match, battendo prima Algeria e Sudafrica nel girone, poi liquidando con un doppio 3-0 la Guinea e i padroni di casa. La finale si è chiusa senza reti al termine di 120 minuti tiratissimi, in cui le Black Stars guidate dal C.T. Grant hanno sfiorato in più occasioni il vantaggio, centrando per ben due volte i legni della porta degli Elefanti, tra il 26’ e il 37’ del primo tempo, prima con Atsu, poi con Ayew. La fortuna pare finalmente sorridere ad Asamoah e compagni dopo i primi due rigori: Bony e Tallo falliscono il proprio tentativo mentre il Ghana fa due su due ed è ad un passo dal titolo. A quel punto sale in cattedra il portiere ivoriano Barry che neutralizza il rigore di Acquah. Sbaglia anche Acheampong e sul 3-3 si va ad oltranza; entrambe le squadre vanno a segno cinque volte, arrivando così alla sfida tra i due portieri: il ghanese Razak si fa ipnotizzare dal collega Barry, il quale invece non sbaglia il suo tiro, consegnando alla Costa d’Avorio il titolo che mancava dal 1992; anche in quell’occasione l’avversaria in finale fu il Ghana e il trofeo venne assegnato dopo una lunga serie di penalty. Secondo titolo in bacheca per la Costa d’Avorio, arrivato dopo due finali perse, mentre per il Ghana, che già quattro volte ha alzato il trofeo, si tratta della terza finale persa di fila, con l’ultimo titolo vinto risalente al 1982. Parziale consolazione per le Black Stars, il titolo di miglior giocatore della manifestazione assegnato a Christian Atsu, talento di proprietà del Chelsea, attualmente in prestito all’Everton.
Qualche problema logistico e di sicurezza si è comunque registrato, come per esempio gli scontri scoppiati durante e dopo la semifinale tra i padroni di casa e il Ghana, con i locali inferociti per la sconfitta che stava maturando in campo. Partita interrotta a pochi minuti dal termine e tifosi del Ghana fatti entrare sul terreno di gioco, per proteggerli dal fitto lancio di oggetti compiuto dai tifosi di casa.
Un’edizione della Coppa d’Africa che verrà anche ricordata per un altro motivo: in un’epoca moderna e avveniristica come quella attuale, a decidere il secondo posto del Gruppo D, tra Guinea e Mali, è stato il lancio di una monetina. Avendo in parità tutti i possibili criteri di selezione, la Federazione ha optato per l’antico ed antisportivo metodo della monetina. Per la cronaca, la sorte ha scelto la Guinea.
Commenti