Si può perdere. E’ la faccia cupa della medaglia dello sport. Quella che i tifosi della Reggina, nel recente passato, hanno dovuto spesso guardare, ingoiando bocconi indigesti con implacabile regolarità ed encomiabile maturità . Si può perdere, appunto. Ma non a Messina, non come accaduto solo pochi giorni fa. Troppo recente il tracollo del S.Filippo: le macerie del derby sono gli spalti desolati di un Granillo surreale. Presenti poco più dei 700 che hanno colorato di passione il settore ospiti dell’impianto messinese. “Indegni”, recita lo striscione srotolato dalla Gradinata. La Sud rafforza il concetto con l’ormai consueto, “solo per la maglia”. Intanto, di scena a Reggio Calabria, c’è il Lecce. Un’autentica corazzata che impegna appena 150″ per rimarcare l’abissale differenza tra le forze in campo.
SUBITO IN CHIARO – Il gol che spezza l’equilibrio, per la propria dinamica, acuisce le perplessità generate dalle scelte iniziali di Alberti. Cambiano ben 5/11 della formazione presentata appena 6 giorni fa. Desaparecido Insigne, c’è Gallozzi largo a destra con Balistreri subito nella mischia al centro dell’attacco. Maimone per Condemi in mediana ed è in difesa che arrivano le novità più rilevanti. Aronica-Cirillo è la coppia centrale, ricca di esperienza e grinta ed in debito di ossigeno. A sinistra, in luogo dell’inguardabile Karagounis delle ultime settimane Alberti sceglie Ungaro. Ed è su quella corsia che sfonda Lepore disegnando un cross che Moscardelli sbatte in rete sovrastando l’ex difensore dell’Aek, in ritardo sulla diagonale di copertura con Aronica fuori posizione.
BLACK-OUT – La mazzata è tangibile. Gli amaranto ruminano calcio per oltre mezzora, privi dell’ordine che nelle precedenti uscite era riuscito a garantire Mazzone. Il Lecce, pur senza entusiasmare, amministra affidandosi ad un maestoso Moscardelli capace di guidare ogni ripartenza. La pioggia che irriga il Granillo nei minuti finali del primo tempo sveglia la Reggina, protagonista di un finale generoso ed improduttivo.
MIRACOLO AL GRANILLO – Il tema della ripresa vede Reggina e Lecce invertire i propri costumi tattici. I salentini, che avevano iniziato con il 4-3-3, si abbottonano con il 4-1-4-1 adottato precedentemente dagli amaranto che, al contrario, alzano le posizioni degli esterni Masini e Gallozzi per il tridente. Il piglio della squadra dello Stretto è più che buono. Gallozzi ara la sua fascia mettendo in croce Di Chiara e sull’ennesimo pallone messo al centro dal fondo Diniz arriva in ritardo e frana su Masini. Il direttore di gara lascia correre, restano legittimi dubbi. E’ il momento decisivo della gara: quando scocca l’ora di gioco, Alberti richiama un positivo Balistreri per Viola. Pochi istanti dopo, accade ciò che iniziava ad apparire utopistico: arriva il gol di Masini.
MINUTI DECISIVI – L’ex bomber del Catanzaro spezza l’incantesimo (la maledizione, sarebbe corretto dire, per lui e la Reggina) e gonfia la rete indirizzando alle spalle di Caglioni con un colpo di testa una punizione di Armellino. Gioia e liberazione per un pareggio meritato. E’ una Reggina convincente, quella che continua a tenere bene il campo e sembra voler strizzare l’occhio anche alla possibilità di tentare il colpaccio. Alberti, tuttavia, frena l’entusiasmo e bada al concreto passando al 3-5-2: Karagounis sostituisce un ottimo ed esausto Gallozzi, in mezzo al campo i muscoli del nuovo arrivato Zibert per Mazzone. Il Lecce c’è, e lo ricorda prima con una punzione di Salvi che rade il palo, poi con un diagonale di Della Rocca (subentrato ad Herrera) che chiama Belardi al miracolo.
COLPACCIO – Gli amaranto colgono il segnale lanciato dal tecnico e abbassano vistosamente il baricentro a protezione del fortino, senza rinunciare al contropiede. C’è un derby da vendicare, la Reggina con coraggio prova a respirare aria d’impresa e coglie il Lecce impreparato. Masini affonda sulla fascia e serve Viola, il portiere sputa fuori il pallone ma non può nulla sul tap-in di Maimone che fa impazzire il Granillo. Gli ultimi minuti sono una minaccia per i cardiopatici. Ultimi giri d’orologio, svetta un Cirillo gladiatorio che incrocia le spade con Moscardelli in un duello rusticano durato l’intera gara. Il Lecce catapulta palloni in area, gli uomini di Alberti li scaraventano via con la forza della disperazione, con l’energia di un orgoglio ritrovato.
Arriva il fischio finale, gli spalti sembrano gremirsi di nuova linfa. Il Granillo rimbomba come in uno spot dei tempi andati. Così come accaduto nel 2004-2005, la Reggina piange dopo il derby e si rialza tra le mura amiche. Allora, al Granillo, fu di scena la Juventus. Oggi, con le dovute proporzioni, è stato il turno del Lecce che, in questa categoria, può legittimamente assumere i gradi della Vecchia Signora. Così come accadde ai bianconeri di Capello, anche i salentini lasciano Reggio Calabria a mani vuote e con il medesimo risultato.
2-1, oggi gode la Reggina.
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