“Fuga dal S.Agata”. Non è il titolo di un remake del film di Don Siegel (Fuga da Alcatraz, 1979), ma Roberto Insigne prova a vestire i panni che furono di Clint Eastwood  nella nota pellicola, organizzando l’evasione da quella che, a quanto pare, per lui era diventata una prigione. Parliamo delle mura del Centro Sportivo S.Agata, con la maglia amaranto quale insopportabile camicia di forza stretta intorno al fratello d’arte.
PREMESSA NECESSARIA –  E’ stato evidente, fin da subito, che Roberto Insigne fosse l’unico elemento in grado di poter fare davvero la differenza in casa Reggina. E nelle prime gare, in particolar modo, l’ha fatta davvero: sei gol nelle prime sette giornate e l’apice vissuto in una prestazione sontuosa nel secondo derby più importante per tutti i tifosi della Reggina (3-0 al Cosenza, tripletta del ragazzo di Frattamaggiore). Poi un lento, ma inesorabile, crollo nell’incisività delle sue prestazioni, travolto anche lui dal disastro della squadra senza riuscire (a questo punto è bene sottolinearlo) ad emergere dal grigiore generale.
I FATTI – La Reggina chiude il 2014 all’ultimo posto e lui fa presente all’agente, e dunque al Club amaranto, di voler abbandonare la barca che affonda. Vive qualche giorno da separato in casa, poi il presidente Foti, mister Alberti ed i senatori di rientro in casa Reggina (Belardi e Cirillo) provano a convincerlo della bontà del progetto amaranto. Senza successo. Passano poche settimane, rientra in prima squadra, torna al gol con una pennellata tanto bella quanto inutile nella debacle di Messina ed alla ripresa degli allenamenti svuota l’armadietto e scappa da Reggio e dal S.Agata come, appunto, un fuggiasco a caccia di una presunta libertà negatagli.
LA TRAMA – Il suo agente, intanto, si premura di spiegare a calcionapoli24, per quanto riguarda il rapporto del suo assistito con la Reggina, “che il ragazzo non si aspettava certamente una tale situazione di classifica e gradirebbe una soluzione in grado di garantirgli maggiore visibilità . Aggiungendo che, “la categoria gli sta stretta”. E’ notizia del collega Luigi D’Ambrosio, di colpoditaccoweb.it (che ringraziamo per la collaborazione) che il ragazzo sta attendendo uno sbocco della trattativa in essere con il Catania ma, a prescindere, sarebbe pronto a rimanere fermo per sei mesi piuttosto che proseguire l’avventura sullo Stretto. Dal suo entourage, infatti, filtra quale motivazione della decisione il nervosismo scaturito a seguito della presunta promessa non rispettata dalla Reggina di lasciarlo partire in questa finestra di mercato.
Indipendentemente dalla veridicità di tale promessa (che appare quantomeno bizzarra se non comprensiva di una contropartita a favore degli amaranto che, fino a prova contraria, restano titolari di un accordo fino a fine stagione per le sue prestazioni sportive) le motivazioni del calciatore partenopeo appaiono particolarmente fragili. L’intreccio della storia, insomma, è da B-movie di bassa lega. La sostanza appare chiara: Insigne non ritiene la Reggina alla sua altezza.
Premesso del suo talento nell’incipit dell’articolo, è bene ricordare una seconda premessa. Quella che lo stesso Insigne ha firmato all’atto del suo trasferimento alla Reggina. “Accordo fino al 30/6/2015”. In mancanza di improbabili clausole legate alla posizione in classifica degli amaranto (o alla visibilità in grado di garantirgli…) il ragazzo ed il suo entourage avevano assunto un impegno, che non stanno rispettando. “La squadra non va bene? Ne trovo una che vada meglio”. E così, zaino in spalla, via dal S.Agata in un pomeriggio di fine gennaio. Senza alcun rispetto, peraltro, verso un ambiente che lo ha protetto durante i suoi mesi di digiuno dal gol e proprio in quel momento si stava leccando le ferite per un derby sciagurato che anche lui, come tutti i suoi compagni, ha miseramente perso.
EPILOGO – Ciò che resta è l’immagine di un ragazzo dotato di talento eccellente ma che ha davanti una lunghissima strada da completare prima di raggiungere una quota di professionalità sufficiente per poterlo esprimere pienamente. Potersi ritenere più grande della Reggina, invece, questo no, è un traguardo che nè ora nè mai potrà raggiungere. Con buona pace del ragazzo e del suo entourage, peso, storia e blasone della maglia amaranto continueranno sempre a star larghissime addosso a lui. Anche in Serie C.
Il presente dice che da questo caos Insigne ne esce con la sgradevole etichetta del talentino viziato. Il futuro? Fuga da Alcatraz si concludeva lasciando irrisolto il dubbio circa la riuscita del piano di evasione. Per il finale della pellicola “Fuga dal S.Agata”, appuntamento entro il 2 febbraio alle ore 23.
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