Sembrava di essere tornati a qualche mese fa, quando al popolo reggino non restava che provare rabbia e frustrazione. Un derby da onorare, la possibile svolta, la gente di Reggio tornata a stringersi intorno al proprio simbolo, per far sentire il suo impareggiabile calore. Speranze e sogni, andati in frantumi di fronte ad un pomeriggio da incubo.
COSI’ DALL’INIZIO- Alberti sceglie un modulo coperto, confermando Louzada unica punta e piazzando Insigne e Masini sulle corsie laterali. In difesa fuori Ungaro, autore del gol all’ultimo respiro contro la Paganese: le chiavi del pacchetto arretrato, sono affidate agli attesissimi Belardi ed Aronica. Grassadonia, sulla cui panchina incombe l’ombra dell’esonero, opta per un 4-3-3 “mascherato”, con Orlando e Ciciretti a supporto di Corona.
QUESTIONE DI CENTIMETRI- Izzillo prova ad accendere il derby dopo pochi minuti, con una improvvisa stoccata dal limite che spaventa non poco Belardi. La Reggina risponde intorno al 15′, quando Insigne avverte l’impaccio della difesa avversaria e serve subito Louzada: il salvataggio di Altobello, che manda in angolo di testa, vale quasi quanto un gol. La partita sembra scivolare via lenta e contratta, su ambedue le sponde l’importanza della posta in palio pesa quanto il più scomodo dei macigni. Superata la mezz’ora, i due episodi che di fatto spaccano il derby dello Stretto. Insigne, nettamente il più ispirato dei suoi, si esibisce in un gran tiro a giro, ma tra la conclusione dello “scugnizzo” e la gioia del gol si frappongono pochi centimetri; Iuliano respira, la palla esce di un nulla alla sua destra. Ciò che sfugge per pochissimo agli amaranto, riesce ai giallorossi. Siamo al 40′, quando Bortoli, dimenticato da Condemi, scatta sul filo del fuorigioco su un pallone proveniente dalla destra, e da due passi mette dentro. I supporters reggini provano a dare ugualmente la carica ai ragazzi di Alberti, sfoderando una commovente sciarpata.
LA RESA- Nella ripresa ci si aspetta l’arrembaggio amaranto, ed invece le cose si mettono subito malissimo. Al 2′ di gioco, sugli sviluppi di un corner, una “spizzata” aerea favorisce l’inserimento di Orlando, che deve solo spingere in rete la palla del raddoppio. Per il numero sette siciliano secondo gol alla Reggina, dopo quello dell’andata. Anche in questa occasione, non si può non notare l’immobilità della difesa reggina, che consente di fare il bello ed il cattivo tempo ai giocatori locali portatisi in area. Alla fine mancano ancora 43 minuti più eventuale recupero, ma sul derby dello Stretto è già calato il sipario. Alberti prova a correre ai ripari inserendo Viola e Gallozzi per Louzada e Condemi, ma la reazione amaranto è tutta in un timido tiro da fuori di Armellino, che Iuliano lascia sfilare sul fondo. Nel tentativo di rientrare in partita, Aronica e compagni consegnano autentiche praterie. I peloritani ringraziano, ed al 19′ timbrano il “tutti a casa”: Corona, su un out sinistro diventato una prateria, si fa beffe di Di Lorenzo ed incrocia alla sinistra di Belardi. 3-0, roba da non crederci. Il Messina ora gioca sul velluto, e su un’azione fotocopia sfiora il poker: Izzillo non ha la precisione dell’esperto attaccante, e si divora un gol fatto.
SOLO PER LE STATISTICHE- Incassati i due colpi da ko, la Reggina prova quantomeno ad avere un sussulto d’orgoglio. Insigne spreca l’impossibile ad un metro da Iuliano, Viola sfiora l’incrocio con un bel calcio di punizione. Quando si va dall’altra parte però, sono ancora dolori: Ciciretti non trova la contrapposizione di nessuno, e dal limite scaraventa in fondo al sacco la palla del 4-0 (Belardi, in questa occasione, forse non è del tutto esente da colpe). Sugli spalti è festa giallorossa, anche se il settore ospiti continua a dare prova di passione ed attaccamento, proprio come accaduto al D’Ippolito di Lamezia. Sui titoli di coda, Insigne si inventa una gran bella punizione, e stavolta per il portiere locale non c’è nulla da fare: una prodezza inutile, che non sposta di una virgola la pesantissima sconfitta. Reggina colpita, affondata, mortificata: proprio nella partita dell’anno, proprio nel momento in cui la risalita pareva possibile…
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