Ultima. Ultima e penalizzata. Ultima, penalizzata e ad un passo dal dilettantismo.
“Oh, sei pronto?”. “Sì, non trovo la sciarpa…”.
“Dai, che la prendiamo a Villa. Oppure te ne presto una io”. “No. Devo trovare la mia. Da quant’è che non la metto, era qui…”
“Compare, facciamo tardi! Alle 11 c’è la nave e tu ancora pensi alla sciarpa. Ti sto passando a prendere”
“Eccola! Con questa sciarpa ho goduto a Torino, ho vinto all’Olimpico, al San Vito… Oggi viene a Messina con me…”.
Ditelo, a quei ragazzi, che la Reggina guarda la Serie D dall’orlo del precipizio. Avvisateli che il momento attuale è il più buio in oltre un secolo di storia. Rinfacciate loro l’onta delle disfatte accumulate con sadica continuità nel recente passato.
Non vi ascolteranno. Non oggi.
Loro come altri 650 innamorati pronti ad attraversare il mare per non lasciarla sola. Adesso più che mai. E’ il giorno de “La partita”. E’ il giorno di Messina-Reggina.
Il magma amaranto riversatosi sull’Italia negli anni d’oro dell’epopea della Reggina è nella memoria di tutti: trasferte oceaniche che hanno colorato il Bel Paese, lasciando in ogni città un cadeau di passione senza eguali. Ciò che è stato, il valore di quell’affetto impressionante, resta tale. Anno 2015: i 650 di Messina, tuttavia, valgono almeno i 10000 di Roma, di San Siro.
Nel momento più triste, la tifoseria, l’intera città di Reggio Calabria, lancia un segnale eloquente. Esser stati capaci di metter da parte le polemiche, le (legittime) contestazioni, le delusioni, le amarezze, i dissidi per seguire la maglia è un messaggio che solo una tifoseria matura, solida, vera è in grado di offrire. Solcare lo Stretto in oltre 600 (numero arrotondato per difetto, mancano all’appello tutti coloro i quali seguiranno il derby dagli altri settori del San Filippo) nonostante tutte le note, nefaste contingenze è il segnale, incontrovertibile ed oggettivo, di un amore che cova sotto traccia, ribolle.
E’ un tappo pronto a saltare. Ancora una volta.
Centinaia di persone che lasciano a casa la famiglia, impegnano la loro domenica per star al fianco del fanalino di coda della terza serie, spendono il proprio tempo libero per seguire la propria passione urlano soltanto una cosa: Reggio è la Reggina, e viceversa. Con buona pace di chi si fa portavoce di un presunto disinteresse verso l’amaranto. Osmosi senza soluzione di continuità , malgrado tutto.
La Reggina è ultima. Ultima e penalizzata. Ultima, penalizzata e ad un passo dal dilettantismo.  Sì. Eppure, è viva. Se i tifosi hanno già vinto, alle 14 parlerà il campo. Oggi, a Messina, undici ragazzi cercano un posto nella storia.
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