Quattro punti per tornare a sperare, quattro punti per ripartire: il bottino raccolto con Martina e Casertana è una dote utile alla Reggina per esibire regolare iscrizione alla corsa salvezza, seppur ancora da Cenerentola della Lega Pro. Il viatico è ancora inevitabilmente lungo. Non ingannino, specie in Via delle Industrie,  i due risultati utili: per far sì che il sogno non diventi chimera non si può prescindere da un ulteriore, corposo intervento sul mercato. Intanto, parola al campo: in sei giorni la Reggina sfida Paganese e Messina, è il bivio del campionato.
REDIVIVO INSIGNE – Squadre a specchio, entrambe con il 4-3-3. In linea con le previsioni della vigilia, nessuno dei nuovi arrivati (Belardi, Aronica e Cirillo) parte dal 1′. Alberti conferma i ragazzi(ni) che negli ultimi incontri hanno restituito dignità alla maglia amaranto, con un’eccezione, la più attesa. Roberto Insigne torna in campo e prova ad allontanare le voci di mercato ma nella prima mezz’ora, nella Reggina, non funziona nulla: il 4-3-3 di Sottil è più d’un rebus, un’equazione impossibile da risolvere per gli uomini di Alberti.
SHOCK – Irriconoscibili gli amaranto, in balia dei campani. La Paganese si prende il centrocampo e gioco dell’avversario. Affonda sulle fasce dove gli esterni d’attacco amaranto non seguono mai il terzino azzurrostellato, libero di sovrapporsi e creare superiorità numerica. Insigne fa solo una fase di gioco, la posizione di Masini è ibrida: balla tra centrocampo e attacco con encomiabile spirito di sacrificio ed oggettiva inutilità . Il vantaggio ospite (immediato, dopo appena 120″ con Calamai) è logica conseguenza di un approccio ingiustificabile che ricorda quella banda di ragazzi rassegnati alla sconfitta, immagine degli amaranto versione 2014.
DOMINIO OSPITE – Eppure, la Paganese sciorina un calcio tutt’altro che irresistibile. Con armi rudimentali (ma più efficaci in questa categoria), ordine e concentrazione, mette alle corde la Reggina e spreca due nitidissime chance per mandare in archivio l’incontro con abbondante anticipo. Malaccari spara sulla traversa, Bernardo rade il palo alla sinistra di Kovacsik: insomma, sul prato del Granillo si esibisce un succedaneo indigesto dell’orgogliosa Reggina ammirata nelle ultime due uscite.
MARRUOCCO IN CATTEDRA – Timidi segnali di risveglio sul finale con il primo tiro in porta di Masini con la maglia della Reggina, sul quale Marruocco è pronto, ed uno schiaffo mancino di Insigne che chiama l’estremo difensore al miracolo. Non basta per riequilibrare l’incontro, tantomeno per giudicare immeritato il vantaggio con il quale gli azzurrostellati rientrano negli spoglatoi.
ALL’INFERNO…- Alberti confida nell’inerzia della gara che sembrava veder la Reggina risalire il campo ma si arrende alla mancata veemenza dei suoi nei primi 20′ di gioco della ripresa. La gara sta scappando via, il tecnico ribalta modulo e uomini. Fuori Condemi e Louzada, dentro Gjuci e Viola: la Reggina passa al 4-2-3-1. La mossa, tuttavia, porta solo ad un imbottigliamento della manovra per vie centrali, controllato senza affanni dai campani che alzano gli argini con il passaggio alla difesa a 5.
… E RITORNO – Il finale è una mischia furibonda: tattica e agonistica. Per un inguardabile Karagounis entra Aronica, accolto da un boato. Tempo scaduto, la disperazione amaranto porta Simone Masini a raccogliere, e scodellare, un pallone dal fondo: è Gaetano Ungaro con un colpo di testa a sbatterlo in rete per un pari di capitale importanza. La Reggina, soffocata dai limiti tecnici, ha cuore ed è ancora viva.
Il gol della Reggina arriva al minuto 93, lo stesso che ha condannato il Messina al pareggio con la Lupa (GUARDA QUI). Segnali? Appuntamento al S.Filippo, domenica alle 14, per la gara più importante e attesa dell’anno, a questo punto non solo per mere questioni di campanile. Intanto i tifosi amaranto lasciano il Granillo con un coro che si risuona nella notte di Reggio Calabria. “Noi vogliamo vincere il derby”.
Commenti