Ci fosse bisogno di una dimostrazione plasticamente perfetta di come i buoni risultati si traducano molto presto in “grande entusiasmo”, basterebbe guardare al Pala Calafiore in data 28/12 per darsi risposte più che esaustive.
Perché la Viola, così come la “sorella” Reggina nel suo recente passato non ha trascorso anni in salute. Anzi, tra problemi societari e campionati autolesionistici, anche la palla a spicchi nella nostra città ha vissuto periodi bui. Ma oggi è tutto cambiato.
I cestisti in campo ti fanno divertire, orchestrati meravigliosamente da un “Maestro coach”, e guidati da una società chiaramente al passo con i tempi, capace di riaggregare i reggini attorno ai colori neroarancio. Le mosse più importanti e vincenti, al momento, forse vanno riconosciute proprio alla società capace di investire su un nuovo modello di comunicazione e di marketing che ha puntato forte sull’identità neroarancio tramutando fuori dal campo i successi che arrivano dal parquet.
E’ ancora lunga la stagione della Viola ma certamente un risultato si è giù consumato: rivedere il Pala Calafiore nuovamente gremito ed in festa, ripaga di qualunque investimento umano ed economico.
Coach e atleti poi, hanno completato l’opera riconquistando a suon di vittorie il popolo reggino. Ed è proprio qui la differenza con la sorella di cui sopra.
Se i risultati non arrivano, se la grinta non si vede, se la passione non esiste, i calciatori della Reggina non riconquisteranno mai il tifo amaranto. Se la società non coinvolge (ripartendo dall’umiltà e non dalla presunzione) non ci sarà azionariato popolare che potrà funzionare. Perché il distacco sembra ormai troppo marcato.
Ma è così difficile comprenderlo?
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