Reggina a picco, schiacciata dal Melfi che trova così, contro la squadra dello Stretto, la prima vittoria del suo campionato. Gara senza storia, gli uomini di Cozza raccolgono un pallone per tempo dalla rete di Kovacsik e chiudono in dieci (espulso Maimone) tornando così in Calabria dopo una settimana di inutile ritiro con umore ancor più mesto e privi di qualunque tipo di certezza. La Reggina è penultima, annaspa. E ora, al Granillo, arriva la Salernitana…
Cozza cambia modulo e passa al 3-5-2. Rizzo, però, staziona ancora in regia. Ungaro scala tra i centrali difensivi, Maimone è il tornante di destra. Masini in panchina, davanti al coppia leggera Louzada-Insigne. La gara del Valerio esplode subito: nei primi 60 secondi le formazioni hanno una occasione a testa al termine delle quali è lecito chiedersi come sia possibile che il risultato resti immacolato. Prima Kovacsik è chiamato ad un intervento prodigioso sul colpo di testa di Caturano, sul ribaltamento dell’azione il pallone termina sui piedi del capocannoniere del campionato. L’epilogo pare scritto ma quando Insigne, imbarazzante nell’occasione, tarda nella conclusione consegnando la sfera al portiere avversario sembrerebbe che il destino che ha costretto il Melfi ad infilare ben sei 0-0 in questa stagione voglia manifestarsi ancora.
Sembra, appunto. Una settimana di ritiro, bocche cucite, moniti alla massima attenzione, esclusioni eccellenti dalla lista dei convocati producono 15’ di calcio: dopo la traversa colpita dallo stesso Insigne finalizzando uno schema su calcio piazzato, la Reggina lascia prematuramente il campo. Peraltro, di tutti i giocatori in campo al fischio d’inizio, soltanto Ungaro ed Armellino per la Reggina e Tortori per i gialloverdi sono nati prima degli anni ’90: di fronte le due squadre più giovani della Lega Pro. L’inesperienza dell’organico amaranto, insomma, questa volta non offre alibi ad una Reggina impresentabile.
L’evento che spezza l’incontro è una punizione di Berardino: palla nel sette, con Kovacsik nell’occasione impreparato. La reazione amaranto? Non pervenuta. Il gol avversario segna ulteriormente un orgoglio (?) già ferito. Le idee mostrate nei primi minuti diventano confuse, arruffate, intermittenti ed infine assenti. C’è anzi addirittura bisogno di un paio di interventi del portiere ungherese perché la Reggina resti in partita. Gli amaranto si dimostrano incapaci di modificare l’atteggiamento iniziale, i tornanti restano troppo prudenti, impossibilitati ad aggredire l’avversario nella propria metà campo. Così, paradossalmente, le uniche volte in cui la squadra dello Stretto si rende pericolosa è su sporadiche azioni di contropiede.
Nell’intervallo Cozza prova ad alzare il baricentro ma dopo un paio di giri d’orologio Maimone, già ammonito, ferma con le cattive Fella. Reggina in dieci, a seppellire la contesa ci pensa poi Tortori finalizzando un’azione che mette in evidenza tutti i limiti di una difesa oggi più che mai amatoriale.
Sotto di due reti e di un uomo, gli amaranto mollano gli ormeggi. La produzione della Reggina si riassume in un paio di lanci per gli scatti improduttivi di Insigne. Il resto è vuoto. Totale, senza appello, assoluto, nero come il tunnel che conduce ai dilettanti nel quale la squadra dello Stretto si è infilata…
Gianpiero Versace
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