Una leggenda del calcio amaranto, un’icona del calcio italiano. Bruno Bolchi, tecnico che condusse in porto la storica, prima promozione della Reggina in A, è stato ospite quest’oggi di Tutti figli di Pianca su Touring 104. “Oggi faccio la professione più bella del mondo, faccio il nonno (ride, ndr). Sono fuori dal calcio da qualche anno e mi sto riprendendo tutto il tempo che lo sport mi ha rubato, anche se l’ho fatto volentieri, dedicandolo oggi alla mia famiglia. Racconto ai miei nipoti le gioie che ho raggiunto, una su tutte l’emozione del Delle Alpi quando vincemmo il campionato ed uno stadio si vestì d’amaranto”.
Emozioni vere, ancora vive per Maciste. “Un ricordo su tutti? L’arrivo a Reggio Calabria, di ritorno da Torino. Fecero arrivare il pullman direttamente in pista, fu inutile perchè c’era talmente tanta gente che impiegammo ore solo per uscire dall’aeroporto. La partita di Pescara fu decisiva. Ricordo che loro avessero un difensore centrale squalificato e leggevo durante la settimana che De Canio avrebbe adattato Allegri in quel ruolo, allora decisi di impostare tutto sul piano della velocità piazzando Possanzini tra i loro difensori. Davide li massacrò nel corso della gara..”
Una carriera lunghissima, ricca di successi, quella di Bolchi. Il sorriso guadagnato a Reggio, però, ha un posto di assoluto rilievo nel suo personale palmares. “Ho vinto sei campionati in carriera, ma l’intensità delle emozioni vissute a Reggio Calabria non hanno paragoni – giura il tecnico – Vivemmo in apnea quella fase finale del campionato, con un calendario difficilissimo. Fu una grande, grandissima impresa. Ci tengo a fare i complimenti anche a Gustinetti che ha grandi meriti, fece un ottimo lavoro che gli va riconosciuto e devo dire che quando mi chiamarono per la sostituzione fui piuttosto sorpreso. Siccome ero amico della dirigenza amaranto chiesi loro, “ma siete sicuri sia la cosa giusta?”. La risposta del Presidente fu chiara. “Continuando così non so se otterremo la promozione, con lei sono certo di raggiungerla”. Ebbi la fortuna di avere anche un gruppo ristretto ma eccezionale di ragazzi e riuscimmo a centrare questo traguardo storico. Fui un mago? Macchè, è solo una professione e bisogna saperla fare bene”.
Non era la prima esperienza di Bolchi sulla panchina della Reggina. Già a fine anni 80, infatti, era stato protagonista di una stagione importante. “La promozione del ’99 fu anche un modo per riprendersi quanto ci era sfuggito nel campionato 89/90 quando arrivammo alla volata finale forse un po’ appagati per esser stati la sorpresa della cadetteria con la consacrazione di tanti giovani, Orlando su tutti. Quando arrivai a Reggio il presidente era Benedetto. Mi disse, “la porto a vedere il nostro nuovo centro sportivo”. Arrivai in una discarica a cielo aperto e pensai, “questo è matto”. Aveva ragione lui, invece, fu una grande intuzione”.
Bruno Bolchi è, ancora, un grande tifoso amaranto. Lo si evince in maniera oggettiva dalle parole scelte per chiudere l’interivista. “Basta dire che oggi quando le notizie arrivano alla Lega Pro girone C spengo il televisore, mi fa così male vedere la Reggina in questa difficoltà … Un grande in bocca al lupo al Club ed un abbraccio a tutti i tifosi”.
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