Cosa ci faccio qui? Lo avrà potuto legittimamente pensare Giuseppe Rizzo, al termine della sua ennesima prova encomiabile, annacquata dalla mediocrità amaranto. Al Granillo, contro l’Aversa così come contro la Lupa, il Barletta, contro il Cosenza, il centrocampista dimostra di valere altri palcoscenici, altre categorie. Rizzo, in questa Reggina, non è una risorsa. E’ “la” risorsa. Nei primi 20’ in particolare, il mediano messinese strappa applausi: ogni azione, in entrambe le fasi, passa dai suoi piedi, dalle sue idee, dalla sua grinta. Gli amaranto ruotano intorno a lui quando devono amministrare la sfera, si lasciano trainare dal suo agonismo quando devono recuperarla. Sul vantaggio c’è impresso il suo marchio di fabbrica. Lancio che taglia fuori la difesa avversaria, compagno di squadra davanti al portiere: a Louzada, così come contro la Lupa, il compito di spedire la sfera in fondo alla rete. Guida la squadra, Rizzo, da centrocamposta. Poi perfino da difensore centrale durante l’arrembaggio finale. Anche da lì, dal cuore della retroguardia, con un lancio di 40 metri nei minuti di recupero trova Di Michele in area ma non un controllo all’altezza del capitano.
Nel grigiore, una luce: Giuseppe Rizzo il faro cui affidarsi per farsi strada nel tunnel in cui la Reggina si è infilata.
Gianpiero Versace
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