Una saracinesca. Decisivo, protagonista nella stagione che portò la Reggina ad un passo da una nuova Serie A: Christian Puggioni, uno dei calciatori più amati dalla tifoseria negli ultimi anni, è stato ospite di Touring 104. Sta vivendo un periodo difficile dal punto di vista sportivo l’ex numero 1 amaranto e, come sempre, non ricorre ad eufemismi per raccontare il suo presente. “Un allenatore (Corini, ndr) che non ti fa allenare con la squadra dopo che hai fatto il record di imbattibilità e intanto mette insieme solo quattro punti in sette partite non merita ulteriori commenti… pazienza, la vita alla fine restituirà tutto. Dico solo che ci vuole rispetto, quel rispetto che è la caratteristica principale di Reggio Calabria e che qui, invece, non è di casa”.
Ai margini dell’organico clivense anche per una vicenda di mercato che lo ha visto protagonista nella finestra estiva. “Il mio rifiuto al Genoa? E’ stata una scelta facile e difficile – spiega Puggioni – il Chievo mi aveva imposto il trasferimento e adesso che sono fuori rosa sto vivendo un periodo poco felice. Però, quando ho iniziato questo lavoro ho pensato che chi veste una maglia deve esser in condizione di dare il meglio di se stesso attraverso sacrificio, identificazione per la squadra che rappresenta. Dietro una maglia, ci sono sempre i tifosi e bisogna avere il massimo rispetto. Ecco, io tifoso doriano, ho vissuto un sacco di derby, sono cresciuto nella Samp e sono innamorato dei blucerchiati: non avrei quindi potuto dare il massimo per il Genoa. Non me la sono sentita, ho troppo rispetto per chi mi ha dato la possibilità di giocare a calcio”.
La mente vola a quel campionato, nel 2011, con la Reggina grande sorpresa della categoria. “All’inizio della stagione che ci portò ai playoff non volevo rimanere, non per la squadra ma perché ero stato trattato molto male in passato: durante il ritiro il direttore Giacchetta fu molto bravo a ricucire uno strappo fatto da altri. Per arrivare ai playoff, però, avevamo bisogno del bomber, e ce l’avevamo: era Emiliano Bonazzoli. Lo curai in ogni modo, lo caricai, gli parlai sempre trasmettendogli fiducia dopo la pessima stagione che si era messo alle spalle. Riuscimmo, tutti insieme, a rivitalizzarlo e lui fu straordinario”.
Una cavalcata che conobbe titoli di coda amarissimi con la Reggina eliminata al 90′ della partita di ritorno della semifinale playoff. “Quella notte a Novara mi sentii come un bambino cui raccontano una fiaba e poi, alla fine, vincono i cattivi. Quella squadra aveva fatto innamorare nuovamente Reggio della Reggina, meritava un altro epilogo. Sognavo un altro finale, è un dolore vivo ancora oggi”.
La sua storia con la Reggina si è interrotta. Non per sempre, forse. Puggioni chiude così. “Reggio ce l’ho dentro, e resterà sempre dentro di me. Mi sono innamorato della Reggina nel 2007 quando dopo la salvezza in A girando per la città con il pullman scoperto provai emozioni uniche, mi piacerebbe rivivere certi momenti. Sono vecchiotto, ma qualche anno voglio ancora giocarlo: in futuro, non lo nascondo, mi piacerebbe tornare lì…”.
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