Un tornado di emozioni. Alla fine del secondo millennio, Fabio Artico nel giro di pochi mesi ha provato sensazioni agli antipodi. Arrivato alla Reggina a stagione in corso, ha trascinato a suon di reti la formazione amaranto verso la storica promozione in serie A. Sul più bello, un fulmine a ciel sereno…: “La mancata conferma dopo il salto in A è stata la più grande delusione della mia carriera, ho impiegato diversi mesi per metabolizzare l’amarezza. Ho visto infrangersi all’improvviso il forte desiderio di vestire la maglia amaranto nel massimo campionato“. Intervistato da Auspici, Polimeni e Ielasi per la trasmissione radiofonica ‘Tutti figli di Pianca’, Artico ripercorre le tappe fondamentali di un cammino strepitoso: “Quando abbiamo preso coscienza delle nostre possibilità ? Pian piano, ma credo che la vittoria di Pescara sia stata fondamentale. In settimana durante gli allenamenti si vedevano colpi proibiti ma la domenica eravamo un gruppo solido e unito, che lottava per la stessa causa”.
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Torino l’ultima tappa di un viaggio indimenticabile, conclusosi proprio dove l’attaccante piemontese è cresciuto, giocando con gli amici..”Giornata splendida e indimenticabile. Abbiamo ottenuto la promozione a 500 metri da casa mia, poi il ritorno a Reggio Calabria è stato da bridivi. Mi mancano il mare e il calore dei tifosi amaranto, ancora oggi vengo travolto dall’affetto”. Tornato al Granillo da avversario nell’estate del 2010 con la maglia dell’Alessandria, Artico dichiara di seguire da vicino le vicende amaranto: “Ho visto diverse gare della Reggina. Non si può dire sia una squadra di prima fascia, ma può disputare un buon campionato. Ci sono diversi giovani di qualità in organico, serve tempo e pazienza. L’importante è stato iscrivere la squadra, Foti è riuscito nell’intento in mezzo a tante difficoltà ”.
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