Probabilmente, il calciatore della Reggina più amato in un secolo di storia del club. Maurizio Poli non è un ex giocatore, non solo. E’ una bandiera. Un’istituzione. E’ l’icona amaranto per eccellenza. Oggi, lo storico capitano, è stato ospite di Tutti figli di Pianca, su Radio Touring 104, intervistato dal direttore di Reggionelpallone.it, Ferdinando Ielasi, con Alfredo Auspici e Franco Polimeni.
“L’ingresso in campo a Torino, con la Juventus, nella prima partita in A della Reggina è stato il premio per tutti i sacrifici che avevamo fatto negli anni precedenti. Avevamo passato momenti difficili ma la nostra determinazione era stata più forte di tutto: meritavamo ciò che stavamo vivendo”, così Poli che, interpellato sul suo legame con la tifoseria risponde. “Perchè il coro a me dedicato diceva ‘uno di noi’? Forse perchè la mia maglia, in ogni categoria, è uscita sempre zuppa di sudore e fatica. Così, ogni tifoso amaranto probabilmente si è potuto immedesimare in me”.
Si è sempre messo in discussione, Maurizio Poli, con l’umiltà che l’ha contraddistinto. “In ogni stagione partivo sempre dalla panchina, poi attraverso il lavoro avevo convinto tutti i tecnici. Tutti tranne uno…”, aggiunge con un filo di amarezza riferendosi all’amore mai sbocciato con Franco Colomba che ebbe come conseguenza la sua cessione al Savoia nel 2000.
L’evoluzione del ruolo. “Nascevo da attaccante di movimento nel settore giovanile del Pisa, poi arretrai il raggio d’azione. Da terzino iniziai a Frosinone e nella prima partita in quel ruolo feci gol ed assist al Cagliari che il giorno successivo fece una proposta d’acquisto per me. L’anno dopo sarei andato in Sardegna, è da lì che poi sono arrivato a Reggio Calabria”. Oggi, è difficile identificare un nuovo Maurizio Poli. Alla Reggina come nel resto del panorama calcistico italiano. “Ci sono sempre meno bandiere perchè abbiamo troppi stranieri. Non è il mio calcio, preferisco rischiare un ragazzo della Primavera che sicuramente sentirà maggiormente la maglia, avrà più spirito di sacrificio”, assicura Poli.
Il suo presente è ancora amaranto. “Vado a vedere i ragazzi tra il 99 ed il 2001 per trovare qualche buon giocatore per il futuro della Reggina – racconta lo storico numero 3 – Allenatore? No, non è il mio futuro. Lavoro per garantire qualche importante prospetto per gli amaranto. Sono grato alla Reggina, alla città , a tutti i tifosi. Spero, attraverso il mio lavoro, di poter regalare qualche nuova gioia anche se sotto diverse vesti”.
Parola di capitano. Parola di Maurizio Poli.
Reggionelpallone.it
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