Il coraggio delle proprie idee. Angelo Gregucci, nella sua breve esperienza in riva allo Stretto, non ci ha messo molto tempo a far trasparire la sua strabordante sincerità. L’attuale tecnico della Salernitana (si trincera dietro un solido ‘no comment’ riguardo la possibilità di rimanere in Campania) ha fatto parte della folta schiera di allenatori passati fugacemente dal S.Agata: “Rimpianti per il mio percorso alla Reggina? No, troppo breve per averne. A volte ci si può trovare nel posto giusto al momento sbagliato, altre nel posto sbagliato nel momento sbagliato. L’importante è aver lasciato un ricordo gradevole come professionista e uomo, il resto passa in secondo piano”. I cambi frequenti di panchina sono serviti ancora meno in questa stagione, la Reggina è agli ultimi due impegni cadetti prima della retrocessione in Lega Pro: “Mi dispiace sinceramente, Reggio Calabria è una grande piazza. Difficoltà partite da lontano? Non lo so, ogni stagione a una storia a sé, poi da fuori è complicato giudicare, certo la fretta nel cambiare spesso allenatore ha influito. Era l’anno del Centenario, si era iniziato con entusiasmo, poi invece si è rivelato un campionato molto travagliato, sino all’inaspettata retrocessione”.
La Reggina nel finale di campionato, privo di obiettivi, sta dando notevole spazio ai giovani del S.Agata. Gregucci non ha avuto modo di studiarli nella sua breve esperienza in amaranto, le considerazioni a riguardo quindi sono di carattere generale: “Ho avuto modo di osservare solo Di Lorenzo, difensore di talento che adesso si sta affermando e viene convocato stabilmente dalle Nazionali giovanili. Quanto al calcio italiano, manca la qualità e si vede. Siamo in evidente difficoltà, anche il Portogallo ci è finito davanti e la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi, magari tra qualche anno solo una squadra andrà direttamente in Champions League. Rimedi? Non quello di puntare sui giovani, anche loro pagano la mancanza di progettazione e programmazione e quindi non sono pronti. Investire il poco che abbiamo sulla qualità e le idee innovative, questo è l’unico appiglio”.
Analisi dura e sincera, che trova pieno riscontro nei fatti che evidenziano la spaccatura evidente a livello di competitività tra l’Italia e le altre principali nazioni europee. Gregucci dichiara di essere stato amaro profeta…: “Dieci anni fa dissi che c’era una preoccupante regressione del calcio italiano, molti se ne sono accorti adesso. Spesso si punta il dito contro l’allenatore ma il più delle volte non c’entra nulla. Ci sono tanti problemi e nessun mago che può farci uscire dalla crisi di valori in un amen”. I valori e i più giovani, concetti cari al povero Piermario Morosini. Ieri Gregucci (al pari di Lillo Foti) era presente alla partita in ricordo dello sfortunato centrocampista, le parole dedicategli dal tecnico pugliese sono struggenti: “Il ricordo di Morosini non si dovrà mai spegnere, bisognerà invece far vivere l’esempio di un ragazzo che può insegnare tanto ai giovani d’oggi. Si trattava di una persone dai valori morali e umani enormi, a volte non è necessario vivere a lungo per lasciare un’impronta indelebile”.
pa.rom. – rnp
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