Molteplici gli argomenti toccati da Lillo Foti durante l’odierna conferenza stampa. Il rapporto con i tifosi e alcuni ‘figli’ del S.Agata non sono ai massimi storici, il patron amaranto non lo nasconde. La manifestazione della tifoseria amaranto andata in scena a Reggina-Cittadella è lo spunto di partenza: “Io sono sempre stato chiaro e sincero, così è anche in questo momento. I primi che hanno abbandonato la Reggina sono stati i tifosi, io penso che questa società abbia dato molto all’ambiente, passione ed emozioni. Le prime avvisaglie le abbiamo riscontrate nel periodo del meno 15, io e alcuni giocatori andavamo a dare biglietti omaggio nelle scuole. Nel momento di difficoltà io sto accanto a chi soffre, quelli che scendono in campo avrebbero bisogno di sentirsi sostenuti e supportati. Su 15 punti totali ne abbiamo preso 1 nelle ultime 5 partite interne, il ‘Granillo’ è diventato di tutti. La responsabilità sarà dei giocatori e di Foti, ma avere la gente con te da qualcosa in più. Aver trasferito alla piazza il messaggio che ‘Foti si è fatto i palazzi con la Reggina’ è stato un errore, ho letto pure alcune interviste ad ex dirigenti, bravi solo a parlare”.
Il S.Agata l’orgoglio principale della Reggina, il centro sportivo ha ‘donato’ numerosi frutti pregiati nel corso degli anni che hanno permesso la sostenibilità della società amaranto. Foti ricorda il patrimonio esistente e utilizzabile per superare la crisi: “Ci sono difficoltà ma dico che siamo anche ricchi, basti pensare al centro S.Agata. E’ la nostra officina, la politica di questa società è sempre stata legata alle potenzialità dei giovani calciatori. E’ una struttura però che ha un costo importante, e bisognerà capire come poterla utilizzare in futuro”. Proprio in merito ai ‘figli’ del S.Agata, Foti chiarisce un concetto mai espresso in precedenza: “In molti pensano che il mio giorno più felice in questi 28 anni sia legato alla promozione in serie A o ad altre date storiche, ma non è cosi. Un Livorno-Reggina con 13 prodotti del S.Agata su 18 convocati, è stata quella l’emozione maggiore –racconta commosso il patron amaranto- che conservo con affetto. I primi a creare problemi sono stati alcuni di loro, facendo credere di essere stati sfruttati. Questa società li ha fatti crescere e aiutati, il comportamento ricevuto in cambio non è stato adeguato”.
p.r. – rnp
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