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Alla fine, potrà essere individuato anche il momento della resa. Salvo miracoli (difficilmente pronosticabili) è la 35^ giornata a condannare la Reggina alla retrocessione. La sconfitta prevista sul campo del Palermo, abbinata alle contemporanee vittorie di Padova, Novara e Cittadella, sembra costituire la firma sul ritorno in Lega Pro. Vent’anni dopo l’ultima volta, e con la triste coincidenza del Centenario, la Reggina scende in terza serie. Giusto, anche per la dignità e la correttezza da offrire prima a sé stessi e poi al torneo cadetto, che Gagliardi e Zanin spronino la squadra a dare il massimo, sino all’ultima giornata. E’ altrettanto doveroso che in società le illusioni si collochino in un cassetto e si inizi a progettare il futuro. Toccano a Foti le scelte più dolorose. Il patron amaranto dovrà capire se è possibile garantire un futuro economico alla società , fattore determinante e che andrà affrontato prima degli altri. Qualche scricchiolio nelle casse c’è stato, inutile negarlo, ma lo stesso Foti in un’intervista rilasciata a RNP ha dichiarato che la situazione è meno allarmante di quella che potrebbe sembrare all’esterno. I talenti interessanti da mettere in vetrina in ottica di mercato non mancano, e il finale di stagione può essere sfruttato in tal senso.
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Superato l’ostacolo economico, sarà il momento di pensare al nuovo assetto. L’organigramma potrebbe essere rivoluzionato o semplicemente rivisto. Lecito pensare a un Giacchetta a rischio (le scelte di mercato non si sono rivelate azzeccate), da verificare la posizione di Zanin mentre Gagliardi tornerà dietro le quinte. Quanto al simpatico e focoso avvocato cosentino, le dichiarazioni rilasciate ai microfoni di radio Touring dopo la sconfitta di Palermo potevano essere evitate. Sparare nel mucchio e lanciare sospetti  ai quattro venti è tanto sgradevole quanto puerile. Il calcio italiano sta provando a uscire da anni torbidi, non si fa il bene di questo sport se ai primi risultati avversi o sorprendenti si fa intuire che potrebbe nascondersi qualcosa di losco dietro. Comprensibile l’amarezza per una retrocessione imminente, ancora più bruciante per chi (come lui) ha dimostrato di tenere alla causa come pochi altri. Questo però non può garantire libertà assoluta di attaccare gratuitamente qualsiasi componente si trovi fuori dalle mura del S.Agata.  Il rischio boomerang in questi casi è elevato.
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Al netto di difficoltà tangibili e giustificabili, ‘chiarezza’ e ‘programmazione’ sono i pilastri dai quali la Reggina dovrà ripartire, parole che dovranno essere tradotte in fatti concreti. La prima ha creato una doppia frattura, tra una società ambiziosa che volgeva lo sguardo all’insù nell’anno del Centenario, un allenatore (Atzori) in evidente disaccordo e una piazza che giustamente non sapeva quale campana ascoltare. I fatti hanno dato ragione al tecnico di Collepardo, ma dal fallimento generale non si può escludere il suo operato. Un mercato estivo partito in ritardo e le divergenze di vedute sono complici di un lavoro malriuscito ma non alibi che esentano da responsabilità . Se ancora al comando, Foti dovrà  usare la giusta chiarezza. Guardando negli occhi di una città stanca e ferita, il patron amaranto dovrà dire che tipo di Reggina ci sarà dopo il naufragio. Diverse società negli ultimi anni hanno dimostrato che non è obbligatorio spendere più degli altri per ottenere risultati. Alla ridotta possibilità economica però, si deve sopperire con le idee e la programmazione. Entrambe sono mancate alla Reggina negli ultimi anni: i risultati ottenuti sono scritti nero su bianco e permettono di scavalcare qualsiasi opinione o faziosità . Al di là del fato imponderabile che anima il gioco del calcio e lo rende di ineguagliabile bellezza agli occhi degli ammiratori, chi semina raccoglie. Foti, la Reggina e i suoi tifosi lo sanno bene.
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p.r. – rnp
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