Sono passati 3141 giorni dal 10 settembre del 2006. Quel giorno si giocò la prima giornata di un campionato indimenticabile, nella memoria collettiva e non solo sportiva di Reggio Calabria. Al Renzo Barbera di Palermo andò in scena il primo appuntamento con la storia per la Reggina di Walter Mazzarri, capace di scrivere pagine sublimi, che portarono al raggiungimento di una salvezza a dispetto di una penalizzazione che da quindici punti fu ridotta poi a undici.
La cronaca di quel Palermo- Reggina consegna una sconfitta agli amaranto. Ma, a detta di molti protagonisti, il miracolo prese forma proprio nella pancia del Barbera, quando, confrontandosi negli spogliatoi, i ragazzi di Mazzarri capirono di avere quelle basi caratteriali prima ancora che tecniche per rincorrere l’impossibile.
Tra passato e presente, di quel 10 settembre è rimasto davvero poco. Il Palermo e la Reggina sono realtà profondamente cambiate. È rimasto il tempio, il Renzo Barbera, e un solo interprete, quel David Di Michele che oggi è capitano dei calabresi ma quel giorno sedeva in panchina indossando la tuta rosanero.
Stasera le due squadre si confronteranno nuovamente, da un lato per riprendersi la Serie A, dall’altro per tener viva una speranza salvezza. Il match sembra senza storia. Il Palermo ha fatto terra bruciata contro chiunque. La Reggina, a dispetto di una situazione disperata, però, non vuole far riecheggiare i de profundis. Una vittoria, pur se difficilmente pronosticabile, sarebbe l’unico strumento per tenersi aggrappati al treno salvezza, mentre dal convoglio tutti cercano di buttar giù Gagliardi e i suoi.
Dalle imprese che furono bisogna trarre linfa e dare fondo a quell’orgoglio che diminuisce le distanze se il divario tra due squadre risulta abissale. Quella Reggina non aveva nessun favore del pronostico, e soltanto con animo e forza scoprì quelle doti che portarono alla salvezza.
Guardare il proprio passato senza creare le basi per ripartire, in momenti di difficoltà, genera soltanto nostalgia. A sua volta la nostalgia si ramifica in tanti piccoli affluenti carsici, corrosivi, che sono i ricordi. E la nostalgia mostra i ricordi all’uomo, paradossalmente, semplicemente per nasconderglieli. Per confrontarli con la realtà. Per guardare nuovamente il proprio passato e, come un circolo vizioso, generare altra nostalgia, in un processo infinito che blocca il presente, facendo vivere un eterno “già vissuto” dal quale è difficile sfuggire.
È l’ultima occasione, la Reggina non può fare calcoli.
Francesco Mansueto – Reggionelpallone.it
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