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Il verdetto arriva a pranzo. Domenica la Reggina conoscerà il proprio destino sul campo del Padova, qualsiasi risultato diverso dalla vittoria condannerà (salvo improvvise e improbabili resurrezioni post pasquali) gli amaranto alla retrocessione in Lega Pro. Comprensibile solo in parte la paura di fare i conti le parole ‘Lega Pro’ e ‘retrocessione’. La storia di ogni società sportiva, calcistica in questo caso, è fatta di momenti da incorniciare e incubi che si materializzano. La Reggina, dopo una gloriosa e indimenticabile decade in serie A, si è infilata in un tunnel. Novara lo spartiacque, Rigoni l’uomo che con modo beffardo ha riscritto all’ultimo minuto una storia che sarebbe potuta essere diversa. Agile e tempestivo, il codazzo di ‘anti-Foti’ si è già predisposto con l’indice ben puntato. Ovvio riconoscere nel massimo dirigente il principale responsabile delle ultime annate negative. Legittimo non concedere l’ ‘indulto’ solo per l’aver regalato la massima serie a una città che sino al terzo millennio aveva bisogno della televisione per osservare le magie di Baggio, Zidane, Totti e compagnia. Il diretto interessato, tra l’altro, si è già addossato le colpe e ammesso con onestà gli errori commessi in prima persona in un mondo dove nel momento di affondare si guarda con sfacciataggine dall’altra parte. Il patibolo sembra eccessivo.
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C’eravamo tanto amati. Prima ancora che per le scelte di mercato, degli allenatori o dei novanta minuti settimanali, il declino della Reggina è iniziato a causa della frattura tra l’ambiente e la società . Come fossimo in un mondo orwelliano, il S.Agata e tutto ciò che sta al di fuori del centro sportivo sono diventati due mondi contrapposti. Foti e la società da una parte, i tifosi dall’altra. La stampa locale con la scomoda etichetta di mediatrice e un potere pericoloso da maneggiare, con tutte le derive del caso. Il corpo unico (preesistente alla serie A) si è disgregato, con la conseguenza che è diventato sin troppo facile per gli avversari spazzare via le briciole rimaste. La tifoseria ha dimostrato di non strapparsi i capelli per le cause amaranto, le presenze al Granillo parlano chiaro e anche per sbandierati attaccamenti o antipatie di turno. Non è il primo caso di una distanza (apparentemente) incolmabile tra le parti, c’è da capire invece se è possibile ricucire. Cairo e Zamparini vivono di alti e bassi (legati ai risultati), Lotito non gode della stessa fortuna e i Matarrese sono stati salutati con un ovazione di felicità dai tifosi del Bari, i quali adesso riempiono con entusiasmo il San Nicola dopo anni di gelo.
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Proprio quanto accaduto in Puglia deve servire da esempio (o monito) per l’immediato futuro della Reggina. L’eventuale retrocessione sarebbe soltanto la conseguenza, mentre vanno analizzate a fondo le cause. Pensare a un mercato sbagliato e a un dirigente fuori posto sarebbe una risposta semplice e comoda, ma che non permetterebbe di trarre insegnamenti o scovare soluzioni per il futuro. Non deve essere la Lega Pro a spaventare Reggio Calabria e la Reggina, ma capire se è possibile ripartire e ricostruire. Foti, in questo caso si, deve essere il primo ad annusare se nell’aria c’è la possibilità di riscrivere una storia a colori, con le intuizioni che ben più dei soldi hanno portato la Reggina a San Siro e all’Olimpico. Ha remato benissimo per più di vent’anni ma non da solo, controcorrente non avrebbe alcuna chance di risalire il guado. Se le possibilità economiche non dovessero permettere una gestione ambiziosa e volta al pronto ritorno tra i cadetti, le ipotesi di passare la mano o aprire a nuovi soci dovrebbero divenire naturali e spontanee. Su due campi si giocano partite diverse e allo stesso tempo simili. La squadra proverà con un colpo di coda a centrare la salvezza, Foti nel frattempo deve scrutare nei propri pensieri e in quelli della città . Non è questo il Centenario che ci si aspettava: Reggio Calabria e la Reggina hanno festeggiato nel peggiore dei modi, non rendendo affatto onore una alla storia dell’altra e regalandosi soltanto tristezza. In attesa di capire cosa riserverà il futuro, nessuno si senta estraneo al fallimento.
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pa.rom. – rnp
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