E se vi chiedessero di trovare un personaggio, uno solo, di questa trasformazione amaranto?
Materia di difficile risoluzione. Gagliardi, forse, che con il suo essere così verace e genuino è riuscito nell’impresa di ridare entusiasmo. O Zanin, perché d’altronde a mettere la faccia adesso ci sono due tecnici, con il pool completato da Saffioti e Grillo. Ma lì, in panchina, Gagliardi e Zanin li ha messi Foti, e l’idea del nuovo corso è stato un assist di Giacchetta. Senza dimenticare il campo, perché è lì che sono maturati gli otto punti in quattro partite che hanno dato la decisiva scarica di adrenalina. Pigliacelli in porta ha salvato già in più di un’occasione la Reggina. Lui il protagonista? Gli altri si offenderebbero! Adejo è trasformato, Strasser sta crescendo a dismisura dopo un girone di andata con testa e animo in naftalina. Poi c’è Barillà, che ha ricordato a tutti quanto la casacca amaranto sia espressione fedele dell’orgoglio cittadino. Due gol, pesanti come macigni. Macigni di responsabilità che il giovane Pambou è riuscito a smolecolarizzare, le prestazioni in crescendo del talentino hanno dato una sostenibile leggerezza a quello che tutto sembrava, meno che un gioco da ragazzi, per ragazzi.
L’incredibile celerità del processo di salvezza avviato (ma non concluso, piedi in terra!), ha dunque i tratti della collettività. Non un uomo che spicchi sugli altri. Analizzando le prime quattro partite del 2014 emerge subito un valore assoluto: dare sacralità al gruppo è stata la mossa vincente. Perché per affrontare le tensioni, le ansie e gli ostacoli di questo impervio cammino, serviva uno spogliatoio compatto che riuscisse ad andare oltre la sfaldatura evidenziata nel girone di andata, e dalla quale emergevano dettagli catastrofici quali l’apatia di taluni effettivi e il senso di smarrimento trasmesso all’esterno.
La Reggina è ora padrona del proprio destino. Sa di poter vincere ogni partita e di poter conquistare i tre punti senza essere dipendente dalle giornate no degli avversari (vedi Padova). Ha battuto il Bari che è una concorrente, e il Lanciano che per parecchie settimane ha occupato la prima piazza in graduatoria. Ha pareggiato e tagliato fuori la Juve Stabia, mostrando gli attributi nel momento più difficile, nell’ambiente più caldo. Ha ingrossato i quadricipiti nel fango del San Nicola e l’orgoglio nell’inferno del Menti, prima di strappare un punto vitale al Trapani di Boscaglia. Gagliardi lo ha detto: il leader della Reggina non è né in panchina né dietro la scrivania. “I veri leader sono i cal-cia-to-ri”.
Ogni merito è esclusiva assoluta del gruppo.
Chissà cosa si dicono nello spogliatoio, ogni giorno.
Ed ora che la Reggina del Centenario è stata finalmente scoperta, bisogna trovare le giuste conferme. Quattro partite riaccendono le speranze, ma cancellare ombre e interrogativi di un intero girone è più difficile e il discorso è ancora lungo. Anche perché settimana prossima si rende visita al Novara. Battere un recente spauracchio sarebbe la sterzata che, con la leggerezza di una carezza, darebbe parziale rivincita anche alla storia. Una vittoria da Centenario, insomma.
Nota conclusiva. Nel gruppo Reggina una componente essenziale sono sempre stati i tifosi. Bella la risposta di ieri. Sarà essenziale, però, non abbandonare i gradoni del tempio anche dopo una sconfitta. L’urlo di Reggio dev’essere il nitro dei ragazzi di Gagliardi e Zanin, non la loro paura. Anche (e soprattutto) quando le cose non vanno bisogna invadere il Granillo, per difendere i propri rappresentanti principali. Con la tenacia e la grinta di George Allen, maestro di un’altra disciplina sportiva. Un giorno la sua squadra fu annientata in una partita di football. A chi gli dava contro urlò, battendo i pugni: “Allora non ci siamo spiegati: questi saranno pure cani, ma sono i miei cani! Guai, dico guai, a chi me li tocca!”. Coraggio, Granillo: arrivano i nostri!
Francesco Mansueto – Reggionelpallone.it
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