Prima di passare a disamine di qualsiasi tipi, iniziamo col metterci la faccia, così come del resto abbiamo sempre fatto, nel bene e nel male. Le opinioni e le analisi, per un giornalista, sono come i calci di rigore per un giocatore: sbaglia solo chi si assume la responsabilità , chi ha l’onestà intellettuale ed il coraggio di mettere in gioco le proprie idee. Quando ci azzecchi, hai il dovere di far finta di niente. Quando sbagli invece, hai il dovere di sottolinerarlo. Dal momento che non avremmo puntato un solo euro sulla vittoria degli amaranto in quel di Bari, e dal momento che eravamo stati tra i più critici riguardo la scelta adottata dalla società i primi di gennaio (leggi ‘guida tecnica’), è giusto rimarcare che il successo ottenuto al San Nicola, primo in trasferta di questo campionato, per quel che ci riguarda rappresenta un’autentica sorpresa. Anzi, una piacevolissima sorpresa.
Avevamo seri dubbi, sul fatto che la Reggina sarebbe riuscita a cominciare il 2014 dimostrando di essere ancora viva. Non avete neanche idea, di quanto siamo felici di esserci sbagliati. I nostri colori, sabato scorso erano ad un bivio: solo un successo infatti, avrebbe consentito agli amaranto di uscire dall’abisso in cui erano (meritatamente…) finiti. Non c’era margine di errore, non c’erano altre possibilità . Non c’era più domani. L’impresa di Bari, perchè è di impresa che bisogna parlare, ha permesso a Di Michele e compagni di uscire da questo abisso, e di trovarsi di fronte ad una montagna tutta in salita, tutta da scalare. Senza dubbio di imprese ne servono tante altre, e la scalata in questione rimane difficilissima: avere la speranza di farcela però, è già una piccola conquista. Una conquista che va accolta con tanti sorrisi, stando tuttavia attenti a non cadere nei facili trionfalismi. Stando attenti a non dimenticarsi, nello spazio di mezza giornata, il mare di problemi elencati fino all’altro ieri. Perchè il lavoro da fare ancora è enorme, e siamo sicuri che di questo ne saranno consapevoli anche i diretti protagonisti.
Prendiamo atto, con enorme soddisfazione, che la Reggina sabato scorso ha sputato l’anima in ogni centimetro del campo. Lo ha fatto anche in un secondo tempo che sembrava non dovesse finire mai, quando la spinta del Bari si è trasformata in un assoluto assedio ed i ragazzi in maglia azzurra non superavano più la propria trequarti. Prendiamo atto che la maglia dei calciatori (finalmente!) è uscita dal campo fradicia di sudore. Queste sono basi da cui ripartire e sulle quali costruire, consapevoli che concetti come ‘bel gioco’ ed ‘estetica’, in certi momenti rappresentano parole vuote che non ci interessano, aria fritta di cui fare tranquillamente a meno. Consapevoli che di partite come quella del San Nicola ne vedremo tante altre, mettendo a rischio le nostre stesse coronarie. C’è da lottare e da sgomitare, c’è da stringere i denti pensando che ogni errore potrebbe far ricadere nell’abisso, mentre ogni battaglia vinta rappresenterebbe un piccolo centimetro in meno verso quella vetta della montagna, che ad oggi rimane lontanissima.
Capitolo mercato. Bari-Reggina ha detto che adesso ci sono due tasselli mancanti in meno, rispetto ai problemi che strada facendo ha presentato l’organico. Su Nino Barillà eravamo pronti a puntare, conoscendo la forza tecnica ma soprattutto morale di quello che va considerato un autentico ‘tifoso in campo’. Mirko Pigliacelli invece, rappresenta la ‘sorpresa delle sorprese’: nel caso specifico, possiamo parlare di assoluto sospiro di sollievo, poichè si tratta di un ruolo fondamentale come quello del portiere, rivelatosi tra l’altro autentica croce del girone di andata. In questi cinque giorni dunque, la ‘battaglia per la salvezza’ si sposta dal rettangolo verde ai caotici meandri del calciomercato, un calciomercato che fin qui ha fatto registrare tanti ‘no grazie’. C’è tempo fino a venerdì per vincere un’altra sfida, che questa volta è doppia: da un lato impererà il verbo ‘monetizzare’, dall’altro quello ‘rinforzare’. E sarà un’altra battaglia difficile, sia nell’uno che nell’altro caso. Ai nostri occhi, è ancora lampante l’assenza di un centrocampista che prenda per mano i compagni, che detti i tempi, che faccia respirare la squadra nei momenti critici (questo fardello, così come già evidenziato, ce lo portiamo dietro da almeno 2 anni). Allo stesso modo, bisognerà cercare di reperire almeno un altro attaccante, considerato che alla partenza dei vari Falco e Cocco probabilmente si aggiungerà anche quella di Gerardi, con un reparto avanzato che a quel punto si troverebbe soltanto con Di Michele e Fischnaller (non ce ne voglia il buon Louzada…).
Venerdì il gong all’Ata Hotel, sabato il Lanciano: la montagna non aspetta, l’operazione speranza non può fermarsi. Per guardare la classifica invece, ancora c’è tempo…
f.i.-rnp
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